Aids: quale comunicazione?
Aids: qualche
dato
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gli studenti
Comunicare
l'aids: suggerimenti per il futuro
Aids: qualche dato
Il Centro operativo
Aids (Coa)
dell’Istituto superiore di sanità riporta i dati della sorveglianza dell’AIDS
in Italia aggiornati al 2015. Si è osservata una lieve diminuzione del numero
delle diagnosi di infezione da HIV negli ultimi 3 anni. Si evidenzia come il
51,8% del totale dei casi segnalati tra il 1982 e il 2015 sia attribuibile alle
pratiche associate all’uso di sostanze stupefacenti per via iniettiva.
La distribuzione nel tempo mostra un aumento della proporzione
dei casi attribuibili ai rapporti sessuali, sia omo che eterosessuali.
Anche i dati del Piemonte, disponibili sul sito del Servizio
di riferimento regionale di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e
il controllo delle malattie infettive (SEREMI), dimostrano lo
stesso andamento.
Molti passi avanti sono stati fatti nella cura e nella diagnosi
di questa patologia. Sono aumentate le risorse investite sull’Hiv ed anche
l’accesso alle terapie antiretrovirali è migliorato.
E’ stato invece disatteso quasi del tutto l’impegno di
combattere lo stigma, la discriminazione e la violazione dei diritti umani dei
malati di Aids per quanto riguarda i gruppi di popolazione meno tutelati (come
i carcerati, i tossicodipendenti e le prostitute, ma anche le minoranze etniche
e i maschi omosessuali).
Una malattia come questa, che di suo comporta una carica
emozionale molto elevata, deve essere trattata in modo molto tecnico,
equilibrato e competente, poiché ogni "scivolone comunicativo" è in
grado di scatenare paure, spesso ingiustificate, nelle persone e di fissare nel
tempo idee e pregiudizi.
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