Becco di Rame, l’oca che spiega la disabilità ai bambini
di Stefania Delendati
La storia (vera) di Ottorino “Becco di Rame”,
un’oca maschio cui un ammirevole veterinario ha salvato la vita con un becco di
metallo, che è diventata l’idolo dei bambini in ospedale e l’eroe di un libro
in cui attraverso la sua vicenda, spiega ai più piccoli la disabilità, la
riabilitazione, le terapie, aiutandoli, con il suo esempio, ad affrontare prove
difficili. E questa splendida storia è anche il modo migliore per augurare
Buona Pasqua a tutti i nostri Lettori.
Una volta c’era il brutto anatroccolo, giovane
pennuto umiliato per l’aspetto poco piacevole, infine accettato quando rivela
la sua natura di splendido cigno. Ma anche
le favole si aggiornano. Nel 2014, infatti, il brutto anatroccolo
si chiama Becco di Rame, non è un personaggio inventato, ma
un’autentica oca
maschio di razza
Tolosa che scorrazza spensierata in una fattoria sulle colline toscane,
mostrando orgogliosa il becco
di metallo, una “protesi” che l’ha restituita alla vita dopo un
incidente.
Becco di Rame è diventata l’idolo dei bambini in ospedale, eroe di un libro
in cui attraverso la sua vicenda sorprendente, spiega ai più piccoli la
disabilità, la riabilitazione, le terapie e con il suo esempio li aiuta ad
affrontare prove difficili.
Becco di Rame con il veterinario
Alberto Briganti
Ma siccome stiamo parlando di una “favola”,
raccontiamola nel modo classico, anche se tutti i protagonisti sono reali, in
carne, ossa e… piume.
C’era una volta Gisella,
signora con la passione per la campagna che allevava animali da cortile come
fossero animali da compagnia. Anche Ottorino,
la sua splendida oca di un anno, era trattata come un cane o un gatto, mai
sarebbe finita arrosto sulla tavola delle feste.
Una notte di febbraio, una volpe affamata è piombata nel pollaio
seminando il panico. Ottorino ha difeso i suoi amici con un coraggio da leone,
mettendo in fuga il nemico. Nessuno è stato sbranato dalla volpe, ma nella
lotta Ottorino ha perso
la parte superiore del becco e
quindi la possibilità di mangiare. Preoccupata più che mai, Gisella l’ha
portata dal veterinario del paese vicino, Alberto
Briganti. Un uomo sui
generis, famoso per avere salvato sei lupi dell’Appennino e un
gatto che si era addormentato nella lavatrice e aveva subìto un lavaggio a 90
gradi, che ha tolto un dente all’elefante di un circo ed è stato ostetrico di
un bisonte partoriente.
Nonostante la gravità della lesione, Alberto non si è dato per vinto e ha
deciso di tentare un’operazione mai eseguita al mondo: costruire un becco di metallo da applicare all’oca. Sensibile,
ingegnoso e audace, ha preso una lastra di rame, l’ha modellata con due fori in
corrispondenza del “naso”, ha arricciato i bordi e, dopo cinque ore di
intervento chirurgico, Ottorino si è svegliato con un becco luccicante con il
quale ha immediatamente tentato di bucare una scatola, segno che aveva
accettato la “protesi”, senza alcun fastidio.
Da quel giorno Ottorino è diventato Becco di Rame e la sua favola non è
terminata con il classico «…e vissero tutti felici e contenti», ma con «vedete,
piccoli miei, questo racconto dimostra come possa essere straordinaria ed
emozionante la vita»
Una storia vera così bella e intensa da sembrare
una favola, anzi meglio di una favola. Perché se il vecchio brutto anatroccolo
ha dovuto diventare “normale”, anzi bellissimo, per vedersi accolto,
Ottorino/Becco di Rame ha
fatto della sua “diversità” un punto di forza. Da quella
apparente “minorazione” ha saputo infatti ripartire, perfino più forte e sicuro
di sé, come dice Gisella che lo vede rincorrere le auto che passano accanto
alla fattoria. Ha anche messo su famiglia ed è diventato papà di una covata di
allegri anatroccoli.
Mai come oggi, in questo clima generale di degrado,
avvertiamo il bisogno di esempi ancorati ai valori veri e alla voglia di
vivere. E ben
venga se l’esempio arriva da un’oca! Questo deve aver pensato il
veterinario Alberto Briganti, che accomuna l’esperienza di Becco di Rame a
quella di persone che dopo gravi traumi fisici tirano fuori energie
insospettabili.
Sostenitore convinto della necessità di educare
le nuove generazioni alla “diversità” e al rispetto degli animali,
ha cominciato a far conoscere questa storia ai bimbi ricoverati nell’Ospedale
Pediatrico Meyer di Firenze, ora gira le scuole e i nosocomi in
tutta Italia.
Becco di Rame lo segue, avvicina i più piccoli, si lascia accarezzare e crea un
rapporto di profonda empatia. La storia dell’oca coraggiosa è un valido
sostegno alla Pet
Therapy[“terapia con gli animali”, N.d.R.], ottimi risultati si
riscontrano dal punto di vista psicologico. Briganti ricorda ad esempio la
telefonata di una mamma di Arezzo, riconoscente perché ilfiglio
autistico, dopo l’incontro con Becco di Rame, si è dedicato al
compito in classe con un interesse e una costanza mai mostrati prima di allora.
Sulle pareti della clinica veterinaria di Alberto, a Figline Valdarno (Firenze),
si moltiplicano i disegni dei piccoli dedicati a Becco di Rame. Per loro è
stata allestita una ludoteca che presto sarà affiancata da un teatrino.
Becco di Rame è diventato anche un libro
illustrato per bambini –
ma godibilissimo anche dagli adulti -, che narra le sue peripezie a lieto fine,
dalla nascita in fattoria alla vita con gli altri animali, dallo scontro con la
volpe alla ripresa, quando tutto sembrava perduto. Lo si può acquistare on-line
accedendo al sito
dedicato e nella
Cartolibreria La Scartoffia di Piazza Santo Spirito a Firenze. Tutti gli utili
derivanti dalla vendita confluiranno nei progetti dellaFondazione
Becco di Rame, impegnata a
favore dei giovani atleti con disabilità.
Nel frattempo, la nostra oca, pure titolare di una
pagina Facebook con oltre mille Mi
piace, accarezza sogni di gloria. Con il nome tradotto in Copperbeak, per darsi quel tono internazionale che non
guasta, Becco di Rame è stata addirittura proposta come mascotte delle prossime Paralimpiadi 2016 a Rio de Janeiro!
pubblicato su: superando.it 18 aprile 2014