Risultati degli studi clinici: il BMJ (British Medical Journal) richiede trasparenza e accessibilità per pubblicare
Rendere
trasparenti e accessibili tutte le informazioni relative alle sperimentazioni
cliniche per la pubblicazione di uno studio o di una ricerca sulla rivista è la
condizione obbligatoria richiesta dal BMJ per tutti i soggetti che ne
richiedono l’autorizzazione.
In pratica,
spiega Elisabeth Loder, autrice dell’BMJ, “solo il rispetto di questo livello di trasparenza e
condivisione dei dati permetterà la pubblicazione dello studio all’interno
della rivista. La
politica di condivisione dei dati inizialmente si era focalizzata sulla
sperimentazione clinica relativa ai farmaci e ai dispositivi medici. Questo
perché proprio sui farmaci e dispositivi sono frequenti le accuse di poca
trasparenza e condivisione delle informazioni relative agli studi o
peggio ancora di segnalazioni selettive o parziali”.
Nello
specifico, continua la Loder “rendere
disponibili i dati dei pazienti che partecipano agli studi clinici in forma
anonima consente a altri ricercatori di replicare le analisi chiave e riduce la
possibilità che gli studi siano inutilmente duplicati, oltre ad essere un
importante obbligo morale verso i partecipanti alla sperimentazione.
Ovviamente, è necessario un investimento iniziale di tempo e denaro per
preparare i dati di prova per la condivisione, ma dopo il primo utilizzo ci
sono solo alcuni costi aggiuntivi; in sostanza, il valore dei dati aumenta ad
ogni utilizzo degli stessi”.
Verificato
che la mancanza di un approccio open e trasparente in questo campo non è
solo circoscritto al settore delle imprese, ma riguarda anche studi che sono
sponsorizzati dal mondo accademico e dai singoli governi, la diffusione di
iniziative di trasparenza e condivisione dei dati, oltre a diventare sempre più
necessaria, porta anche a grandi vantaggi. Infatti, oltre ad
accrescere la fiducia dei cittadini nei confronti delle sperimentazioni
cliniche e dell’affidabilità dei risultati prodotti, spesso oggetto di
pregiudizi legati alla mancanza proprio di informazioni, conduce alla più
efficiente allocazione delle risorse per la ricerca e lo sviluppo e al corretto
finanziamento degli interventi sanitari, facilitando così il processo
decisionale che spetta alle Autorità regolatorie e quindi la produzione
di salute pubblica.
Il tema è
attuale e riveste carattere internazionale. Recentemente, l'Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), il Nordic Trial Alliance (NTA) e l'Institute of
Medicine (IOM) hanno rilasciato importanti dichiarazioni d’intenti
accendendo il dibattito con importanti suggestioni e iniziative. Si
tratta per l'IOM di “una vera e propria rivoluzione scientifica nella
quale elevati standard di trasparenza e condivisione dei dati sulle
sperimentazioni cliniche devono diventare la norma e non
l’eccezione”.
Anche l’OMS
auspica un cambiamento in cui diventi consolidata la divulgazione dei
risultati degli studi clinici per i farmaci, i vaccini e i dispositivi medici
affinché la sicurezza e l’efficacia degli stessi sia garantita dalle migliori
evidenze possibili. La stessa, oltre a raccomandare la divulgazione degli studi
clinici condotti in precedenza, i cui risultati possono ancora avere una notevole
incidenza sulla ricerca scientifica di oggi, pone l’accento sui tempi di
divulgazione dei principali risultati degli studi clinici auspicandone la
pubblicazione su rivista scientifica entro un anno dal completamento dello
studio.
Nel rapporto
della NTA, gli autori dichiarano la loro ambizione nel rendere la ricerca
clinica condotta nei Paesi nordici la più attrattiva del mondo. Obiettivo è
quello di delineare lo stato dell’arte della trasparenza dei dati sui clinical trials nei singoli Paesi nordici per poi
fornire un resoconto dettagliato di ciò che deve essere realizzato o
implementato per garantire corretti processi di condivisione e di trasparenza.
Per approfondimenti leggi la notizia sul sito del BMJ
Fonte: Aifa