Cancerogeni in ambienti di lavoro: criteri per la definizione degli esposti

Parte dai primi scritti  pubblicati alla fine degli anni 50 e presenta l’evoluzione indubbiamente positiva che si è avuta in circa 40 anni. L’abbandono dell’uso di certe sostanze, la normativa e i cambiamenti del mondo del lavoro hanno contribuito a mutare i criteri per definire chi è esposto e chi non è esposto a cancerogeni occupazionali.

I livelli di espozione agli agenti cancerogeni sono diminuiti e la parcellizzazione del lavoro insieme all'elevato turn over rende più breve la durata dell'esposizione.

Tuttavia, come sottolineano gli autori, il problema non è risolto. Occorre dotarsi di strumenti nuovi per classificare gli esposti e compilare in modo utile il registro cancerogeni istituito già nel 1994 con la legge 626, lo stesso vale per la sorveglianza sanitaria che deve essere programmata e fatta se veramente utile e non per assolvere ad un dovere.

Il documento offre degli strumenti preziosi per classificare un lavoratore come esposto ad agenti cancerogeni e quindi ascrivibile nel relativo registro. Un capitolo a parte si sofferma sulla sorveglianza sanitaria e spiega come articolare un programma di sorveglianza sanitaria ad hoc, attivato ai sensi dell'art. 242 del Dlgs 81/08.

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Fonte: DORS


 
 

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