Dalla sanità non deve uscire uno spillo. Tutti i
risparmi restino al Ssn. Il via libera a Stamina fu un errore.
Un anno in Commissione Igiene e Sanità.
Intervista di Quotidiano Sanità a Emilia De Biasi
A dodici mesi dalla nomina a presidente della Commissione l'esponente del Pd
ci racconta quest'esperienza e soprattutto le prospettive della legislatura
sanitaria. Ma prima di tutto un monito: "Basta tagli alla sanità".
Un'agenda di lavoro fittissima che va dal federalismo (da rivedere) al farmaco.
E un'autocritica: "Su Stamina avremmo dovuto prendere più tempo prima di
decidere"
E' passato un anno
dalla nomina di Emilia Grazia De Biasi (PD) alla presidenza della
commissione Igiene e Sanità del Senato. In questi dodici mesi, che hanno visto
l'avvicendamento al governo tra Letta e Renzi, sono passati molti provvedimenti
all'esame della XII commissione di Palazzo Madama: dal banco farmaceutico alle
malattia rare, dall'autismo alla donazione di sague ombelicale, senza scordare
le tre indagini conoscitive sulla sostenibilità del Ssn, sul rapporto fra
ambiente e tumori in Campania e sul 'Caso Stamina'. Abbiamo così deciso di fare
insieme al presidente Vargiu un primo bilancio di questo anno di attività in
commissione.
Senatrice è passato un
anno dalla sua nomina alla presidenza della commissione Igiene e Sanità del
Senato, ci potrebbe fare un primo bilancio di questi 12 mesi?
E' stato un anno di lavoro appassionante, vissuto di corsa, un anno molto
positivo. Il ruolo di Presidente di Commissione è certamente un onore, ma anche
un onere non indifferente. Lavorare in squadra è il metodo che ho scelto e che
si è rivelato vincente, oltre le differenze fra maggioranza e opposizione.
Abbiamo scelto alcune priorità legislative, che sono tutte ormai in dirittura
di arrivo: autismo, malattie rare, donazione di sangue da cordone ombelicale,
banco farmaceutico. E abbiamo incardinato il disegno di Legge Lorenzin sulle
professioni sanitarie,il cui esame mi auguro possa terminare entro l'estate.
Stiamo terminando le tre indagini conoscitive su temi
scottanti: la prima sulla sostenibilità del Servizio sanitario Nazionale dal
punto di vista della universalità, della solidarietà e dell'equità, la seconda
sul rapporto fra ambiente e tumori in Campania, la terza sul 'Caso Stamina'.
All'attività corrente vanno aggiunti i pareri in
relazione a provvedimenti europei, fra i quali voglio ricordare quelli sulla
medicina transfrontaliera e sulla sperimentazione scientifica con uso di
animali. Comunque, voglio ricordare come un momento importante il voto unanime
dell'Aula del Senato sulla mozione sull'Alzheimer, di cui sono la prima
firmataria, ma sottoscritta dall'intera commissione.
Ma non abbiamo rinunciato a cimentarci con la
cultura della salute con il ciclo di seminari dal titolo "Scienza,
innovazione, salute", nei quali abbiamo ritrovato una relazione fra mondo
scientifico e istituzioni e messo appunto un metodo che consenta al legislatore
di "deliberare in modo informato", cioè di decidere sulla base della
conoscenza dei problemi sempre più complessi che scienza e tecnologia pongono
al mondo della politica e delle istituzioni. Conoscere è il primo requisito per
decidere, ed è il miglior antidoto alle scelte ideologiche, poiché la salute è
l'unico diritto che la Costituzione definisce fondamentale, e dovrebbe essere
terreno di unione e non di scontro a priori.
E' un metodo che abbiamo utilizzato anche per
l'annosa questione del superamento degli Ospedali Psichiatrici giudiziari,
luoghi di vergogna civile e umana del nostro Paese. Ci è toccato votare
un'altra proroga di un anno, e speriamo sia l'ultima, ma abbiamo colto
l'occasione per inserire nel decreto del Governo tempi e modalità stringenti
per le regioni perché si definiscano progetti operativi di strutture e
interventi alternativi agli Opg. Da Presidente posso dire che avremmo potuto
fare di più e meglio, come sempre nella vita. E tuttavia è molto difficile
lavorare in modo ordinato in una situazione politica e istituzionale in
continuo movimento, con un bicameralismo paritario che allunga ormai troppo i
tempi dell'attività legislativa, e con una quantità straordinaria di decreti
legge che hanno tempi ristretti per l'esame e l'approvazione da parte dei due
rami del Parlamento.
Si è pentita di qualche iniziativa che
poteva essere intrapresa in modo diverso?
Beh, tutto può essere fatto meglio. Diciamo che
avrei preferito avere più tempo per l'esame di alcuni provvedimenti, per un
migliore approfondimento. Di sicuro se potessi tornare indietro prenderei più
tempo prima di votare il Decreto che autorizza la sperimentazione di Stamina,
in assenza di un parere scientifico accreditato. É stato il mio primo
provvedimento da Presidente e da relatore. Oggi, alla luce dell'indagine
conoscitiva e dell'inchiesta giudiziaria posso dire che non dovrà succedere mai
più che il Parlamento voti senza aver acquisito un parere scientifico. A noi
non compete decidere sulla scientificità, ma legiferare in favore dei cittadini
e del Servizio Sanitario Nazionale. No, oggi farei altre scelte. E anzi,
proporrò di farle, poiché sono convinta che si debba sospendere la
somministrazione del cosiddetto "metodo stamina", finché non ci sarà
il pronunciamento del Comitato scientifico nominato dal Ministro
sull'efficacia, la sicurezza e l'appropriatezza.
La Magistratura farà il suo corso, nella sua
autonomia. Il Parlamento, a mio avviso dovrà esaminare anche la
possibilità di aggiornare la legge Turco-Fazio sulle cure cosiddette
compassionevoli, termine che mal traduce il significato della corrispondente
parola inglese. Sull'equivoco del compassionevole, termine peraltro non
presente nel testo della legge, si é giocata una delle ambiguità di Stamina.
C'é una differenza fra speranza e illusione, c'é un'etica anche nelle cure di
situazioni disperate, e a una persona che probabilmente morirà per la sua
malattia non si può somministrare di tutto in ragione della disperazione.
Esiste la dignità del vivere, dell'essere malati, del morire.
Com'è il clima all'interno della
commissione, rispecchia la spaccatura che emerge in qualsiasi trasmissione di
informazione politica tra maggioranza, M5S e FI, oppure la sanità riesce a
unire?
Come ogni inizio che si rispetti un anno fa il
clima era freddo, cortese, ma con il fuoco che covava sotto la cenere. E' una
commissione composta da persone con grandi competenze e con caratteri non
semplici. E io non sono da meno. Ma come sempre la conoscenza reciproca e il
lavoro insieme smussano gli angoli e le cose cambiano.
Posso dire con
orgoglio che siamo fra le Commissioni che lavorano di più, con una capacità di
riconoscimento reciproco. Ascoltare le ragioni dell'altro e studiare i
provvedimenti in esame sono fattori che ci hanno consentito molto spesso di
privilegiare gli elementi di unità a quelli di divisione. Ciò non vuol dire che
tutti la pensiamo allo stesso modo, ma che ciascuno di noi tende ad avvicinarsi
ad una posizione comune, oltre le maggioranze e le opposizioni parlamentari.
Sono sicuramente maggiori i voti all'unanimità di quelli a maggioranza. Mi
stupisce lo stupore che normalmente viene provocato da queste mie
considerazioni: dovrebbe essere normale per il legislatore tendere il più
possibile alla mediazione alta. Il fatto é che tutti ci siamo abituati a
considerare la politica, e di conserva le istituzioni, come una palestra di
esercitazione mediatica alla divisione per il consenso. E questo non fa bene
alla democrazia.
Quali sono le priorità per il prossimo futuro, e qual
è la cosa più urgente che le piacerebbe portare a casa?
Definire le priorità nella tempesta delle riforme, a
partire da quella, indispensabile, del Titolo Quinto della Costituzione é
un'impresa titanica. Parto dalla sostenibilità del Servizio sanitario
nazionale, che non può essere sottoposto a ulteriori tagli, poiché l'Italia
spende il 2% in meno degli altri Paesi europei per la sanità, e in questi anni
ha già dato molto, troppo in termini di riduzione di budget. La priorità é
quella che definisco "da qui non esce uno spillo": si abbattano gli
sprechi del sistema, ma ogni euro risparmiato in sanità resti in sanità, sí
riconverta la spesa e si investa sull'aggiornamento dei Lea, sul l'innovazione
tecnologica, sulla diffusione sistemica del digitale, etc.
La seconda priorità é appunto quella della
digitalizzazione del sistema, a partire dal fascicolo sanitario elettronico che
richiede una rivoluzione informatica dal basso, a partire cioè dai medici di
base fino alle Regioni e ai Ministeri, sia chiaro con sistemi di
interoperabilità.
La terza priorità riguarda il rapporto Stato Regioni,
perché non si può andare avanti con 21 sistemi regionali difformi che rischiano
di mettere in discussione l'uguaglianza delle prestazioni e le pari opportunità
dei cittadini nel rispetto del diritto alla salute. Dal lato dello Stato poi vi
deve essere una maggiore capacità di coordinamento, indirizzo e verifica. Per
brevità sintetizzo così: un rapporto più stretto fra Stato e Regioni e una
nuova capacità di comunicazione e azione comune fra le Regioni.
Ci esprimeremo su tutto questo nel dibattito
sulle Riforme che presto approderà in Aula al Senato.
Non tutto quello di cui ci ha appena parlato rientra
però nelle possibilità dirette della Commissione..
Sì, e infatti abbiamo nostre specifiche
priorità: portare a termine i disegni di legge discussi, di cui ho già detto;
cimentarci con l'aggiornamento della Turco-Fazio; approvare il disegno di legge
sulle professioni sanitarie. La medicina transfrontaliera arriverà tra
pochissimo e vorrei capire come la affronteremo senza un aggiornamento delle
professioni,senza una legislazione sulla responsabilità medica e sanitaria,
senza certezze per i giovani medici sulle loro specializzazioni.
Infine vi sono priorità non semplici da veicolare, su
cui occorre una relativa prudenza.
Parto dalla meno discussa e più ignorata, la
medicina di genere, e proseguo con temi spinosi, ma non meno importanti, su
tutti il tema del fine vita, oltre al monitoraggio sull'attuazione della legge
194 e sulla necessità di procedere alla formulazione di regolamenti e linee
guida per la legge 40 indispensabili per riordinare la materia dopo i
pronunciamenti della Corte Costituzionale. Non serve una nuova legge, ma é evidente,
per esempio, che si debba dare possibilità anche alle strutture pubbliche di
effettuare la fecondazione eterologa, facoltà prima di esclusiva competenza dei
privati.
E poi, il riordino delle professioni sanitarie e la
responsabilità medica. Sono il vero banco di prova della modernizzazione del
sistema. Impongono a Senato e Camera un lavoro di qualità e veloce. Mi
piacerebbe un modo per sperimentare il superamento del bicameralismo paritario:
lavorare insieme indipendentemente dalla Camera di appartenenza, in modo che la
seconda lettura sia veloce. So che dirlo é più semplice che farlo, ma
proviamoci.
Mi auguro inoltre che il Ministero dia rapidamente il
via al progetto per il fascicolo sanitario elettronico e per la
digitalizzazione del sistema. Sono tre elementi che produrranno risparmio e
risorse al tempo stesso, poiché metteranno un freno definitivo alla medicina
difensiva, contribuiranno al nuovo rapporto fra ospedale e territorio, e alla
definizione di profili professionali certi, e infine immetteranno innovazione
tecnologica in un sistema di qualità ma incredibilmente arretrato su
telemedicina, raccolta di dati, utilizzo delle informazioni. Insomma
vorrei che il cittadino, paziente, o meglio persona, si sentisse più al sicuro
nel suo percorso di salute.
E infine, innovazione terapeutica, costi e accesso al
farmaco. Tre questioni sulle quali è urgente lavorare di concerto con il
ministero, l'Aifa e le Regioni.
In diverse occasioni avete chiesto di
coinvolgere il Parlamento nel Patto salute, al momento pare che siamo al rush
finale, ma non sembra ci sia stato un vostro coinvolgimento. Cosa ne pensa?
Il ministro Lorenzin ha in sospeso un'audizione
in Commissione sul tema, e credo che dovremo ascoltare anche le Regioni. Mi
resta il dubbio di come si possa definire un patto fra Stato e Regioni mentre
si intende modificare funzioni e attribuzione di competenze sul Titolo Quinto e
come tutto questo si associ alla proposta del disegno di legge del governo sul
Senato delle autonomie. E tuttavia di un nuovo patto c'é bisogno. Immagino si
studieranno percorsi transitori anche per la necessità di revisione della spesa
e di redistribuzione delle risorse. Mi auguro che quanto prima si faccia
chiarezza. L'esperienza del superamento degli Opg e delle doppie proroghe ci
dice dell' inerzialitá di alcune Regioni; la scelta dello strumento dei costi
standard va ben valutata, se non vogliamo che le regioni sottoposte a piani di
rientro soccombano sotto il peso delle pressioni al risparmio.
Di mezzo c'é la salute delle persone e la
credibilità del Servizio Sanitario Nazionale, universalistico, solidale ed
equo, come recita la cara, vecchia, incredibilmente giovane 833.
PUBBLICATO SU QUOTIDIANO
SANITA’ 10
maggio 2014