World Diabetes Day 2013: diffondere una
necessaria cultura della prevenzione
Marina Maggini - reparto Farmacoepidemiologia (Cnesps, Iss)
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14 novembre 2013 - Nel mondo, sono 347 milioni le persone
affette da diabete, di cui l’80% vive nei Paesi a basso e medio reddito. è
quanto riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nelle fact sheet sulla malattia, aggiornate a ottobre
2013. E le previsioni non sono certo rosee: l’Oms stima infatti che, per il
2030, il diabete potrebbe diventare la prima causa di morte a livello globale.
Con numeri di questa portata, l’appuntamento annuale con il World Diabetes Day (14 novembre) rappresenta sempre di
più un momento fondamentale per rafforzare la consapevolezza di operatori e
cittadini e per diffondere una necessaria “cultura della prevenzione”.
L’iniziativa, che coinvolge oltre 160 Paesi, è promossa dall’International Diabetes Federation (Idf) insieme all’Oms e, per il
periodo 2009-2013, è dedicata – con lo slogan “Protect our future” (proteggere
il nostro futuro) – all’educazione e alla prevenzione del diabete.
La giornata mondiale del diabete si inserisce inoltre tra le strategie discusse
a settembre 2011 all’assemblea Onu sulle malattie croniche.
La situazione in Italia
In Italia oltre
3 milioni di persone (5,5% della popolazione) hanno il diabete (5,5% nelle
donne e 5,4 % negli uomini). La prevalenza del diabete aumenta con l’età fino a
raggiungere il 20,3% nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni. Per
quanto riguarda la distribuzione geografica, la prevalenza è più alta nel Sud e
nelle Isole, con un valore del 6,2%, seguita dal Centro con il 5,5% e dal Nord
con il 4,9%.
Il
diabete colpisce soprattutto le classi economicamente e socialmente più
svantaggiate, chiamando in causa fattori legati al contesto politico e
socioeconomico, alle condizioni di vita e lavoro, a fattori psicosociali. Anche
in Italia le persone meno istruite (senza titolo di studio o con licenza
elementare) e con difficoltà economiche, hanno una maggiore probabilità di
essere affette da diabete rispetto a chi possiede un’istruzione più elevata e
non riferisce di avere difficoltà economiche. Queste informazioni emergono
chiaramente dal capitolo sul diabete (pdf 68 kb) presente
all’interno del rapporto Passi “Diseguaglianze sociali e di salute” (pdf 880 kb)
che evidenzia come, nonostante i progressi registrati negli ultimi decenni
nello stato di salute della popolazione, restano ancora troppo ampie le
diseguaglianze di salute tra le persone in uno stato di svantaggio
socioeconomico e quelle più avvantaggiate. Questi dati sono confermati anche
dalle analisi più aggiornate relative al periodo 2009-2012.
I
dati sulla prevalenza del diabete in Italia e sui suoi fattori di rischio sono
raccolti anche da alcune sorveglianze di popolazione che, anche se con approcci
diversi, forniscono informazioni importanti per formulare strategie di
prevenzione mirate.
Le
indagini del sistema di sorveglianza OKkio alla Salute e dello studio
Hbsc-Italia (Health
Behaviour in School-aged Children -
Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), permettono di
fare un quadro della situazione nei bambini e negli adolescenti tra cui,
nonostante la gran parte dei casi di diabete sia di tipo 1, si comincia a
osservare negli ultimi anni un incremento delle diagnosi di diabete di tipo 2,
probabilmente collegato al forte aumento dell’obesità in età pediatrica.
I
dati sulla popolazione adulta (18-69 anni) sono raccolti ogni anno dalla
sorveglianza Passi che, a partire dal 2011, raccoglie informazioni anche sul
monitoraggio metabolico e la terapia nelle persone con diabete. Dai dati emerge
che la qualità della cura è ancora lontana dall'ottimale e che è necessario un
forte impegno nell'educazione strutturata delle persone con diabete.
La cornice istituzionale
La
pubblicazione del Piano sulla malattia diabetica (pdf 1,2 Mb), approvato a dicembre
2012 in Conferenza Stato-Regioni, ha rappresentato un momento importante per la
sanità pubblica italiana, poiché ha cercato di ripensare culturalmente
l’approccio alla persona con diabete sottolineando l’importanza di cura e
riabilitazione e favorendo percorsi che garantiscano al paziente uniformità di
risposte e continuità di cura. Inoltre il documento ha rafforzato le
indicazioni dei Piani sanitari degli ultimi anni (2003-2008), dei Piani nazionali di prevenzione (2005-2012) e del progetto Igea che
ha rappresentato uno strumento importante per lo sviluppo di un disegno
unitario di gestione integrata, condiviso e rispettoso dei diversi modelli
organizzativi delle varie Regioni.
- In proposito
leggi sul sito del progetto Igea, leggi la riflessione di
Paola Pisanti (Ministero della Salute), Marina Maggini (Cnesps-Iss), Saffi
Ettore Giustini (Asl 3 Pistoia), pubblicata a febbraio 2013.
Risorse
utili
Fonte: Epicentro