Disoccupazione e problemi al cuore: quale relazione?

È ormai noto alla letteratura economica che la disoccupazione, soprattutto se involontaria e prolungata, può avere conseguenze permanenti (da qui il termine scar – ossia proprio come le cicatrici, indelebili), quali una maggiore probabilità di ricaduta in episodi di disoccupazione, e in caso di reimpiego, di carriere frammentate e con salari più bassi rispetto ai periodi pre-disoccupazione (Arulampalam, 2001; Jacobson et al. 2009).

Queste conseguenze avverse possono influenzare negativamente anche la salute e la qualità della vita dei lavoratori coinvolti. Innanzitutto, la deprivazione economica può diminuire la capacità di accesso a risorse mediche, abitative e alimentari adeguate. Inoltre, la precarietà e l’insicurezza lavorativa, la perdita di contatti personali e di un ruolo sociale, aumentano lo stress, che può provocare processi patogeni di tipo immunitario e infiammatorio e infine, la precarietà economica e lo stress tendono a promuovere l’insorgenza o l’acuirsi di alcuni comportamenti nocivi alla salute, quali il consumo di sigarette, alcol e l’inattività fisica (Bartley 1994).

È quindi importante, soprattutto in anni di prolungata recessione e aumento generalizzato della disoccupazione, soffermarsi non solo sulle conseguenze economiche della disoccupazione, ma anche sugli effetti che a catena si propagano sulla salute delle persone coinvolte.

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