European
Health Report 2015
Obiettivi e oltre: raggiungere nuove frontiere nell’evidenza
L’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) (Regione dove vivono circa 900 milioni di persone in Paesi molto
diversi tra loro) ha pubblicato, rispettando la consueta cadenza triennale, lo European Health Report 2015. Il documento di
quest’anno fa il punto sull’avvicinamento agli obiettivi del programma quadro
Health 2020, approvato dai 53 Stati Membri nel 2012, e agli strumenti di
comunicazione e di raccolta dati necessari per misurare oggettivamente i
progressi stessi nell’arco del decennio 2010-2020.
Al momento i risultati ottenuti per i 6 obiettivi
monitorati sono considerati più che soddisfacenti, ma esistono ampi margini di
miglioramento.
Si registra una riduzione
della mortalità prematura per
cause cardiovascolari, cancro, diabete e malattie respiratorie croniche, più
marcata nelle aree in cui i dati di partenza erano più sfavorevoli. La
riduzione prevista del 1,5% per anno è stata rispettata e nel periodo 2010-2012
è stata anche del 2%. Tuttavia restano a livelli allarmanti, alcuni dei fattori
di rischio che hanno il maggior peso su questo esito, come il consumo di alcol
e di tabacco (alla Regione europea spetta il primo posto nel mondo quanto a
questi stili di vita sfavorevoli alla salute) e la prevalenza di
sovrappeso/obesità (dal 45% al 67% nelle diverse nazioni.
I dati relativi all’Italia descrivono una situazione
complessivamente più buona rispetto alla media europea. L’aspettativa di vita è
significativamente migliore (79,8 anni per gli uomini e 85 per le donne) mentre
i tassi di mortalità sono inferiori di alcuni punti percentuali per ciascuna
delle cause considerate.
Le politiche di contrasto al consumo eccessivo di alcol e
al tabagismo rappresentano, al momento, uno sforzo apprezzabile ma
insufficiente. Un problema aggiuntivo è rappresentato dalla carenza di dati
aggiornati o raccolti sistematicamente da parte di molte nazioni.
Nella Regione europea dell’Oms, la mortalità infantile è in costante declino sin dal 1990
specie nelle nazioni con i tassi più elevati, il che configura un progressivo
recupero da parte delle nazioni più svantaggiate. Anche per questo esito si
registra una scarsa disponibilità e qualità dei dati.
Le coperture vaccinali per il morbillo sono aumentate nel periodo
2010-12 ma permangono ancora gruppi di popolazione suscettibili.
Per quanto in riduzione, le diseguaglianze di salute sono ancora considerevoli (la
natimortalità varia dal 2‰ al 22‰, l’aspettativa di vita da 71 a 82 anni) e con
esse anche le diseguaglianze socio-economiche con ricadute sulla salute (il
tasso di scolarità varia dall’89,3% al 99,8%, il tasso di disoccupazione dallo
0,5% al 31%). Sono comunque in aumento le iniziative dei governi tese alla
riduzione delle disuguaglianze con crescente attenzione alle misure di
contrasto alla povertà e alla tutela ambientale.
La misura dello stato
di salute nella
sua accezione più ampia comporta l’impegnativa valutazione del benessere
attraverso una serie di indicatori soggettivi e qualitativi che tengono conto
della percezione individuale, del grado di soddisfazione e richiedono un
approccio partecipativo. Il punteggio standardizzato life satisfaction score
adotta una scala da 10 a 0 (corrispondenti rispettivamente alla situazione
migliore e peggiore possibile per le persone) e che attualmente nella Regione
europea varia da 7,8 a 4,2 punti. Il programma Health 2020 comprende questo
indicatore, che non è tuttavia ricavabile dai dati convenzionalmente raccolti
dall’Oms. Nel gennaio 2015 è stato pertanto creato un gruppo di lavoro di
esperti che utilizzando fonti informative non convenzionali (di natura
sociologica, storica e antropologica), mira a mettere a punto parametri
appropriati per valutare la dimensione del benessere. È eloquente il caso
dell’Italia che, unica tra gli Stati membri, ha introdotto “landscape e
cultural heritage” (paesaggio e patrimonio culturale) come elemento di misura
del benessere. Sempre dall’esperienza italiana maturata in questi anni nella
gestione dei migranti è emersa la possibilità di acquisire informazioni sullo
stato di salute utilizzando dati non convenzionali, come le fonti narrative.
Riguardo al quinto obiettivo di Health 2020 “Garantire la
copertura universale e il diritto
alla salute al più elevato livello raggiungibile” è in crescita
(dal 58% all’inizio del programma al 75% nel 2013) la quota di nazioni che
hanno adottato Piani orientati al miglioramento della salute e del benessere
dei cittadini con meccanismi di accountability. In questa direzione (dunque
verso il sesto obiettivo “Definire le finalità e gli obiettivi relativi alla salute negli
Stati membri”), il programma Health 2020 comprende concetti del
tutto nuovi e richiede l’individuazione di appropriati indicatori,
relativamente semplici e adeguatamente informativi.
L’ufficio della Regione europea sta sviluppando una
proposta multidisciplinare tramite la European Health Information Initiative
(Ehii) che fa riferimento a misure qualitative e tiene conto della evoluzione
in atto nella popolazione e nei sistemi sanitari. È senza dubbio necessario uno
sforzo di cooperazione e armonizzazione internazionale, la condivisione di
esperienze, la sistematizzazione della raccolta di dati omogenei.
Risorse
utili
Fonte: Epicentro/Iss