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Global Burden of Disease Study 2015:
Focus: il country profile dell’Italia, al 20mo posto nella
classifica
Revisione a cura di Silvia Francisci – Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza
e promozione della salute, Cnesps-Iss
Quello dell’Italia è uno dei quasi 200 country profile messi a punto dai ricercatori del
Global Burden of Dsease Study 2015 (GBD 2015) sulla base di oltre 80.000 fonti
di dati.
Secondo
la rilettura della salute mondiale offerta dall’indice sintetico elaborato dal
gruppo di lavoro del GBD 2015 (health-related SDG index) – che riassume in un
punteggio da 0 a 100 la situazione nei diversi Paesi – l’Italia risulta al
20simo posto della classifica.
Nessuno degli indicatori
italiani sta nella fascia di valori allarmante, ma la prestazione è globalmente
sotto le attese e più deludente di quella emersa dal GBD 2010, valutata a partire da altri criteri e
indicatori [vedi l’approfondimento dedicato al GBD 2010 su EpiCentro].
In generale, risultano raggiunti obiettivi che sono da considerare consolidati
in nazioni industrializzate, relativamente alla mortalità infantile, alla
nutrizione e alla qualità degli alimenti e alle condizioni igieniche, mentre il
punto debole si riscontra nell’elevata prevalenza di obesità infantile. Il
Servizio sanitario nazionale sfiora il punteggio pieno e, dal confronto con i
punteggi delle altre nazioni, è uno dei fattori che aiuta l’Italia a rimanere
nella fascia medio-alta della graduatoria.
Qualche
dettaglio:
- Le
stime del 2015 dicono che siamo 62,8 milioni e il nostro PIL è di 30.979
dollari statunitensi (28.134 euro).
- Il
tasso di mortalità si colloca a 11 per 1000 abitanti.
- L’attesa
di vita è di 79,6 anni per gli uomini e di 84,6 anni per le donne, con un
guadagno rispetto al 1990 di 6 e 4,3 anni rispettivamente, superiore
all’atteso, soprattutto per quanto riguarda gli uomini.
- La
mortalità sotto i 5 anni di età è di 64,6 decessi ogni 100.000 nati vivi
tra i maschi e 57,5 decessi ogni 100.000 nati vivi tra le femmine, circa 3
volte inferiore a quella registrata del 1990.
- Tra
le cause di morte, le prime 11 posizioni sono occupate da condizioni non
trasmissibili (cardiovascolari e metaboliche od oncologiche), fatta
eccezione per l’ottava rappresentata dalle infezioni respiratorie. Si
conferma il triste dominio della cardiopatia ischemica, delle patologie
cerebrovascolari e della malattia di Alzheimer. La prima forma di tumore è
quella del polmone, al quarto posto tra le cause di morte. Per nessuna condizione
si osserva una riduzione del tasso di mortalità rispetto al 2005
(principalmente per effetto dell'invecchiamento della popolazione) e gli
avvicendamenti in classifica sono dovuti all’incremento, più o meno
marcato, di ciascuna (variabile da +4,1% a +30%).
- Riguardo
alle cause di morte prematura, la classifica è simile a quella appena
descritta, con il tumore del polmone che avanza sulla malattia di
Alzheimer, ma per le prime due condizioni (cardiopatia ischemica e
patologie cerebrovascolari) si osserva nell’ultimo decennio una
diminuzione del tasso di mortalità (–5,4% e –8,2% rispettivamente) dovuto
all’aumento della sopravvivenza.
- Anche
il tasso di decessi per incidenti sulle strade registra un confortante
calo (–34%).
- In
termini di DALY (Disability adjusted life year), una misura della
gravità globale di una malattia, espressa come il numero di anni persi a
causa della malattia, per disabilità o per morte prematura, la principale
causa di disabilità è la lombosciatalgia, seguita dalle condizioni cardiovascolari,
dai deficit sensoriali, dalle condizioni cerebrovascolari, e al quinto
posto, dalla malattia di Alzheimer che mostra un drammatico incremento.
- I
fattori di rischio che hanno un impatto maggiore su morte e disabilità
sono legati allo stile di vita (alimentazione, fumo, alcol, sedentarietà)
o all’attività lavorativa e incidono sui valori pressori, sul profilo
glicemico o lipidico e sul peso corporeo. In particolare l’alimentazione
ha un impatto superiore al 10%.
Risorse
utili
Fonte: Epicentro
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