Il
conflitto di interesse dal punto di vista della comunicazione scientifica
di Luca
De Fiore
Presidente Associazione Alessandro Liberati – Network Italiano
Cochrane
Direttore Il Pensiero Scientifico Editore
La
domanda di legalità alla quale vuole rispondere il progetto Illuminiamo la
salute chiede di tradurre i principi in azioni concrete. Nell’ottica del
trasferimento nella pratica quotidiana di alcuni dei contenuti emersi nei mesi
scorsi di confronto e discussione, è importante immaginare il ruolo di chi
andrà a occuparsi di prevenzione della corruzione nel sistema sanitario
pubblico. La figura andrebbe vista come quella di un tutor, che non si presenti
dunque ai colleghi come chi pretenda insegnare loro “a fare le cose”, ma offra
piuttosto un aiuto per evitare quelle “brutte figure” a cui la crescente
trasparenza dei vissuti professionali e personali inevitabilmente finisce con
l’esporre.
La
comunicazione scientifica ha un peso notevole nelle dinamiche accademiche e
industriali in ambito sanitario: alterarla può tradursi nella compromissione
della correttezza dell’esito di concorsi pubblici, nella manipolazione delle
carriere professionali, nella maggiore vendita di prodotti farmaceutici o di
dispositivi medici, così come nel più elevato consumo di prestazioni
diagnostiche o chirurgiche: anche per questo, comunicazione e informazione sono
teatro di commedie e tragedie che in pochi conoscono ma che danneggiano tutti.
Gran parte dei problemi ha origine nella corruzione della ricerca: il danno
alla salute delle persone è provocato forse più ancora dalla corruzione dei
dati che dalla corruzione delle persone in senso stretto.
Una
delle principali cause delle perverse (e illegali) dinamiche della
comunicazione scientifica è dunque la produzione distorta dei dati, derivante
da una ricerca condizionata all’origine. In troppi casi, la definizione delle
priorità (il decidere cosa studiare) e dei metodi di analisi (la scelta di come
studiare) è guidata da interessi diversi dal bene dei cittadini. Interessi non
solo di tipo commerciale, ma anche accademico, politico o religioso. Il normale
percorso di produzione di dati viene alterato in diversi modi. Sono questioni
di cui a livello internazionale si parla da molto tempo, a differenza purtroppo
che in Italia. Se dovessimo pensare ad una lettura propedeutica a chi si
avvicina al tema della corruzione della comunicazione scientifica, non ci
sarebbe fonte migliore del dossier pubblicato dal Lancet nel
gennaio 2014 dedicato allo spreco della ricerca. L’articolo di Malcolm R. Macleod e degli altri
curatori del fascicolo della rivista sintetizza lo stato dell’arte dei problemi
della ricerca : in una percentuale che alcuni ritengono prossima ai due terzi,
è inutile, disegnata e condotta in modo metodologicamente discutibile o non
rigoroso, inefficiente e eccessivamente rischiosa per la necessità di
assecondare meccanismi regolatori e autorizzativi ridondanti, solo parzialmente
accessibile nella descrizione dei metodi e soprattutto dei risultati reali e,
infine, rendicontata in maniera errata, incompleta, selettiva sulla base di
interessi che non hanno a che fare con il benessere dei cittadini.
Le
tragedie e le commedie prima citate sono sotto gli occhi di tutti ma molto
spesso non vengono percepite nella loro gravità. Come si fa in tutti gli sport
prima di iniziare a giocare, bisognerebbe per prima cosa intendersi sulle
regole. Per questa ragione, è opportuno conoscere attraverso quali meccanismi o
stratagemmi si può alterare o corrompere il dato scientifico per trarre
vantaggio personale: solo conoscendo meglio queste dinamiche, si potrà guidare
il lavoro dei ricercatori e dei clinici nelle strutture sanitarie, così come
effettuare un’attività di sorveglianza nei riguardi di possibili illegalità...LEGGI TUTTO alla PAGINA WEB di Illuminiamo la Salute