Libera il
welfare: dalla Conferenza nazionale sui beni confiscati alle mafie una proposta
per il Sociale
"Vogliamo che lo Stato sequestri e confischi tutti i
beni di provenienza illecita, da quelli dei mafiosi a quelli dei corrotti.
Vogliamo che i beni confiscati siano rapidamente conferiti, attraverso lo Stato
e i Comuni, alla collettività per creare lavoro, scuole, servizi, sicurezza e
lotta al disagio" Con queste parole cominciava la petizione
popolare promossa da Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
Difficile fino a diciotto anni fa, immaginare che le ricchezze delle mafie
potessero trasformarsi in opportunità di lavoro, in luoghi di stimolo alla
partecipazione civile, di accoglienza, di servizi alla persona, di costruzione
di comunità solidali. Oggi occorre articolare una proposta all'altezza del
cambiamento di cui abbiamo bisogno. E' necessario partire dalle esperienze
straordinarie ed originali dei territori; da una identità ideale e da valori
comuni che mettano in rete le buone pratiche di riutilizzo a fini sociali. Si è
assistito al moltiplicarsi di esperienze di rete sui beni confiscati, in tutto
il paese.Sarà fondamentale costruire una banca dati in cui riportare e favorire
lo scambio delle esperienze e delle "buone pratiche" legate alla
gestione dei beni confiscati, pratiche come veri e propri modelli di interventi
e servizi sociali integrati in grado di migliorare le condizioni di vita delle
persone. L'uso sociale e produttivo dei beni confiscati, inoltre, pone al
centro dell'attenzione il valore strategico della crescita dell'economia
sociale, che produce beni e servizi d'utilità pubblica e beni relazionali, che
tende alla ricchezza, intesa come beni comuni, della comunità intera, - oltre
che occasioni d'occupazione - e nella quale il portato valoriale ed etico del
mondo del volontariato e del no-profit ne diviene l'anima.
Il
documento di
presentazione della campagna "Libera il welfare"
La
pagina sulla Conferenza nazionale sui beni confiscati alle mafie
Fonte: pagina
web Libera