La medicina diseguale. Come agire per la salute di tutti
Giulia
Occhini
A Firenze, un gruppo di studenti in medicina,
specializzandi e professori si sono uniti per lavorare a un progetto che ha
l’ambizione di avviare una discussione sul ruolo sociale del medico e sulla
trasformazione della formazione universitaria. Si raccolgono le energie, ci si
prepara, discutendo e documentandosi, per una rivoluzione gentile, a partire
dall’interno del gruppo stesso.
Per informazioni e aggiornamenti sul
progetto visitare la pagina facebook del
corso.
La percezione
che si ha della formazione universitaria è quella di un trascinarsi stanco di
tradizioni, del tutto incapaci di preparare lo studente a una professione che
non sia solamente l’esplicarsi di gesti tecnici, ma che possa andare invece a
inserirsi con competenza e creatività nella società attuale.
Lo studente, chi scrive ne è
testimone diretto, è costretto a omologare la propria mente e ad ingurgitare
quantità immani di dati, relegato al
suo posto, una sedia inchiodata al pavimento fissa di fronte alla cattedra, da
cui professori più o meno indifferenti coprono le ore di lezioni loro
assegnate.
Lo studente
sui libri impara a credere che il suo compito sia scovare e guarire le
malattie, un compito che appare ben presto arduo una volta fatto un giro in
reparto, dove si osservano l’invecchiamento della popolazione, l’epidemia di
malattie croniche, le comorbosità, l’esplosione di tumori. In poche parole si
percepisce che il verbo guarire è in qualche modo scomodo, fuori luogo, che
servirebbe qualcos’altro, che le conoscenze che abbiamo non sono abbastanza.
Non solo ai futuri medici manca
un nuovo lessico con cui affrontare la professione, ma anche la conoscenza
delle cause che sottendono a questi epocali cambiamenti nel panorama della
salute, ossia le disuguaglianze nella salute. L’ingiustizia sociale
infatti è una questione di vita o di morte[1] anche in Italia dove gruppi di popolazione con
redditi più bassi e con titoli di studio inferiori hanno una minore longevità e
una maggiore probabilità di ammalarsi di una o più malattie croniche e di
morire precocemente a causa di esse. I medici sono invece tra i principali
attori da coinvolgere attivamente nella sperimentazione di una nuova struttura
sociale, così come le istituzioni, le università, i servizi territoriali e i
diversi ordini professionali.
Soltanto una nuova e stretta
cooperazione all’interno del paradigma dei determinanti sociali di salute può
permettere il superamento del modello biomedico come unica soluzione ai
processi di cura, assistenza e produzione della salute. Perché ciò
sia possibile i medici necessitano di una formazione diversa.
Gli studenti
che scrivono questo articolo si sentono inadeguati all’attuale modello
biomedico, e sono convinti che è il sistema stesso a non essere adeguato ai
bisogni dell’individuo e della società. Immaginano un percorso formativo
universitario inclusivo, in cui gli studenti siano parte attiva del processo di
apprendimento e
possano prepararsi sin dai primi anni di università a considerare l’individuo
nella sua complessità.
Ed ecco che l’immaginazione sta
prendendo corpo. Ciascuno con
differenti e al tempo stesso simili percorsi formativi alle spalle, questo
gruppo di studenti, laureati e specializzandi sta costruendo un progetto
insieme con un manipolo di professori universitari a sostegno del cambiamento.
In autunno i
primi incontri dove ci siamo conosciuti e riconosciuti. La condivisione di
idee, di libri, tanti libri(a), il confronto, le decisioni, l’aumento dei
membri del gruppo, la stesura per iscritto del progetto, i dubbi, le diverse
opinioni, il terreno comune. Insomma, alla fine stanno per aprirsi le
iscrizioni a un corso elettivo per gli studenti di medicina: “Medicina
diseguale: come agire per la salute di tutti”(b).
Il progetto non solo ha lo
scopo di riflettere insieme con i partecipanti su quelli che sono i determinanti
sociali di salute e sui metodi di analisi degli stessi, ma anche quello di
creare uno spazio in cui sia possibile fare un’analisi critica dell’attuale
sistema medico e formativo. Uno spazio in
cui sia possibile confrontarsi con medici e professori per ripensare la
formazione e l’organizzazione socio-sanitaria. How we can close the gap?
Il corso è
rivolto a tutti gli studenti iscritti alla facoltà di Medicina e Chirurgia. Al
fine di favorire l’interattività di gruppo l’Attività Didattica Elettiva (ADE)
sarà aperta a un numero minimo di 5 fino a un massimo di 25 studenti.
Il progetto si estende dal mese
di aprile a quello di maggio e si compone di tre fasi.
La prima fase è costituita da due incontri
sulla connessione esistente tra salute e ambiente storico-sociale e sarà
guidata dagli studenti. Durante questa parte si porranno le basi per una
riconsiderazione del modello biomedico, che verrà ampliata nelle fasi
successive.
La seconda fase prevede una tavola rotonda alla quale
siederanno, insieme ai partecipanti, un antropologo, un epidemiologo, un
economista, un bioeticista per descrivere gli strumenti di studio dei
determinanti sociali.
Infine, la terza e ultima fase
è composta di tre incontri performativi.
Nel primo gli
studenti prima studieranno alcuni casi clinici con
dei medici di medicina generale, per osservare cosa cambia nella relazione
terapeutica prendendo in considerazione i determinanti sociali.
Nel secondo
incontro esperienziale i partecipanti si incontreranno con gli operatori di
alcune strutture di assistenza sul territorio.
Infine gli
studenti si confronteranno con i responsabili dell’educazione universitaria in medicina e con i
referenti locali dell’organizzazione sociale e sanitaria per instaurare un dialogo sulle
carenze dell’attuale sistema e di come potere immaginare la formazione e
l’organizzazione socio-sanitaria alla luce delle riflessioni emerse durante il
corso.
Il progetto si propone quindi
come spazio di confronto, in cui i partecipanti sono protagonisti del proprio
percorso formativo. Saranno i partecipanti stessi a poter scrivere il
seguito della vicenda, a dare non solo un parere sul corso, ma suggerimenti per
il futuro. Uno degli obiettivi è ad esempio quello di introdurre nel curriculum
scolastico l’attenzione ai determinanti sociali di salute con modalità che
potranno essere sviluppate insieme a chi vorrà unirsi a noi nell’immaginare
concretamente una nuova formazione.
Gli autori di questo articolo
sono:
·
Andrea
Berni, studente in medicina e chirurgia,
Università di Firenze
·
Giacomo
Cinelli, studente in medicina e chirurgia,
Università di Firenze
·
Laura
Cuccuru, medico chirurgo, Firenze
·
Alessandro
Mereu, medico in formazione specifica in
Medicina Generale, Regione Toscana, Firenze
·
Giulia
Nizzoli, studente in medicina e chirurgia,
Università di Firenze
·
Giulia
Occhini, studente in medicina e chirurgia,
Università di Firenze (giulia.occhini@gmail.com)
·
Tommaso
Pomerani, studente in medicina e chirurgia,
Università di Firenze
Note
·
(a) I principali libri di testo su cui il gruppo si sta formando
sono:
1. Peter
Townsend & Nick Davidson. Inequalities in health: The Black Report. Penguin, 1982.
2. Giovanni Berlinguer. Malaria Urbana.
Patologia delle metropoli. Feltrinelli, 1997
3. Jean Claude Polack. La medicina del
capitale. Feltrinelli, 1973
4. Archibald L. Cochrane. L’inflazione
medica. Efficacia ed efficienza nella medicina. Feltrinelli, 1978
5. Ivan Illich. Nemesi medica:
l’espropriazione della salute. Mondadori, 1977
6. Thomas McKeown. La medicina: sogno,
miraggio o nemesi. Sellerio Editore, 1978
·
(b) Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sul progetto
visitare la pagina facebook del corso.
Bibliografia
1. WHO
Commission on social determinants of health. Closing the gap in a
generation: health equity through action on the social determinants of
health. Geneva: WHO, 2008.