DON LUIGI CIOTTI SU MINACCE RIINA
Le
minacce di Totò Riina dal carcere sono molto significative. Non sono infatti
rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent'anni di Libera sisono
impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a
tempo pieno, non a intermittenza.
Solo un "noi" - non mi stancherò di dirlo - può
opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei
suoi errori, delle sue fragilità, per questo ha sempre creduto nel fare
insieme, creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile.
Le mafie sanno fiutare il pericolo. Sentono che l'insidia,
oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene
dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non
accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio.
Queste minacce sono la prova che questo impegno è incisivo,
graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi. Siamo al fianco dei
famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verità, ma anche di chi,
caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la
giustizia, scegliere la via dell'onestà e della dignità. Molti famigliari vanno
nelle carceri minorili dove sono rinchiusi anche ragazzi affiliati alle cosche.
La politica deve però sostenere di più questo cammino. La
mafia non è solo un fatto criminale, ma l'effetto di un vuoto di democrazia, di
giustizia sociale, di bene comune. Ci sono provvedimenti urgenti da intraprendere e approvare senza troppe
mediazioni e compromessi. Ad esempio sulla confisca dei beni, che è un doppio
affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano. Quei beni
restituiti a uso sociale segnano unmeno nei bilanci
delle mafie e un più in quelli
della cultura, del lavoro, della dignità che non si piega alle prepotenze e
alle scorciatoie.
Lo stesso vale per la corruzione, che è l'incubatrice delle mafie.
C'è una mentalità che dobbiamo sradicare, quella della mafiosità,dei patti
sottobanco, dall'intrallazzo in guanti bianchi, dalla disonestà condita da
buone maniere. La corruzione sta mangiando il nostro Paese, le nostre speranze!
Corrotti e corruttori si danno man forte per minimizzare o perfino negare il
reato. Ai loro occhi è un'azione senza colpevoli e dunque senza vittime, invece
la vittima c'è, eccome: è la società, siamo tutti noi.
Per me l'impegno contro la mafia è da sempre un atto di
fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo
stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci
a una "fame e sete di giustizia" che va vissuta a partire da qui, da
questo mondo. Riguardo
don Puglisi - che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perché sono un uomo
piccolo e fragile - un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlò di
"sacerdoti che interferiscono". Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che "interferisce", che
non smette di ritornare - perché è lì che si rinnova la speranza - al Vangelo,
alla sua essenzialità spirituale e alla sua intransigenza etica.
Una Chiesa che accoglie, che tiene la porta aperta a tutti,
anche a chi, criminale mafioso, è mosso da un sincero, profondo desiderio di
cambiamento, di conversione.
Una Chiesa che cerca di saldare il cielo alla terra, perché, come
ha scritto il Papa Francesco: «Una fede autentica implica sempre un profondo
desiderio di cambiare il mondo».
L'ufficio
di Presidenza di Libera sulle minacce di Riina
L'articolo di Repubblica.it
Al fianco di don Ciotti: tutti i messaggi di solidarietà a Libera e a don Luigi Ciotti
Fonte: Libera