Povertà alimentare, brutti ma buoni: oltre le apparenze contro lo spreco

In Canada Loblaws sconterà prodotti “ugly” per evitare sprechi e aiutare il risparmio. Una bella idea già testata con successo in Francia. E da noi?

di Lorenzo Bandera

Normalmente gli agricoltori vendono frutti e vegetali visivamente sgradevoli ad aziende dell’industria alimentare che li trasformano in succhi, minestre o altri generi di derivati in cui l’aspetto estetico risultata un fattore ininfluente. Tuttavia, soprattutto nel caso di piccoli coltivatori, questa strada non è sempre percorribile. Anche per questa ragione, come documenta anche l’Environment Program ONU, ogni anno tra il 20 e il 40% dei prodotti meno attraenti viene gettato via dagli agricoltori perché al di sotto di standard estetici stabiliti da istituzioni, distributori e venditori al dettaglio. 

Con la campagna No Name Naturally Imperfect off la catena canadese Loblaws ha deciso di affrontare questo problema proponendo ai propri clienti prodotti forse poco attraenti dal punto di vista estetico, ma pienamente garantiti sotto il profilo della qualità e del gusto, ad un prezzo inferiore rispetto alla merce più “bella”. Così, in diversi punti vendita dell’Ontario e del Quebec, saranno venduti frutti e vegetali ugly a prezzi ribassati del 40% rispetto a quelli visivamente più piacevoli. L’iniziativa prenderà il via con la vendita di mele e patate, ma i manager della catena sperano che il programma serva come trampolino di lancio per altri tipi di frutta e verdura. La mossa, secondo Ian Gordon, Vice Presidente di Loblaws, porterà un risparmio ai consumatori, che potranno accedere a prodotti buoni e sani a costi agevolati, ma anche al Governo canadese, che ogni anno spende circa 31 miliardi dollari per lo smaltimento dei rifiuti alimentari.

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