L’organizzazione delle città e la salute di chi ci abita

Luisella Gilardi, DoRS; Giulia Melis, SiTI Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l'Innovazione - Area Città e Territorio

·         Da sapere

·         Risultati dello studio

·         Lo studio

·         Conclusioni:

·         Indicazioni per le politiche

·         L'intervista a Giulia Melis

·         Riferimenti bibliografici

Da sapere

I problemi mentali hanno un notevole impatto sulla salute della popolazione. Numerose ricerche hanno già dimostrato che l’ansia, la depressione e altri disturbi mentali sono associati alle caratteristiche socio-economiche delle persone, al loro stile di vita e ad alcune caratteristiche del quartiere ove risiedono come ad esempio la presenza di aree verdi.

Sono pochi, invece gli studi che hanno valutato quale sia l’impatto della struttura urbanistica nel suo insieme (la sua densità, la dislocazione di aree verdi, l’uso principale del territorio urbano) e dei suoi servizi (la biblioteca più vicina è accessibile? L’area è ben servita dai trasporti pubblici? Ci sono luoghi in cui fare sport? Cinema? Teatri? ) sul benessere psicologico dei residenti.

Lo scopo di questo studio è quello di indagare la relazione tra queste caratteristiche e il consumo di antidepressivi da parte dei residenti.

Risultati dello studio

Lo studio è stato realizzato a Torino, a partire dai dati dello Studio Longitudinale Torinese [1] collegati con il consumo di farmaci antidepressivi in un dato periodo e alcune caratteristiche del quartiere di residenza .

L’uso di antidepressivi è più frequente tra le donne, tra le persone con bassa istruzione e fra gli uomini non occupati soprattutto nella fascia di età compresa fra i 35 e i 49 anni.

Per quanto riguarda invece le variabili relative all’assetto urbanistico, la ricerca suggerisce che accedere facilmente a un buon servizio di trasporti così come vivere in un’area ad alta densità urbana, potrebbe contribuire a ridurre il rischio di depressione, soprattutto per le donne e gli anziani, che plausibilmente trascorrono più tempo nel luogo in cui risiedono.

Queste due caratteristiche sono probabilmente associate alla possibilità di spostarsi e di avere una vita sociale attiva.

Lo studio ha dimostrato che le donne di tutte le fasce di età e le persone più anziane (fascia di età 50 e 64 anni) assumono meno farmaci antidepressivi quando vivono in aree raggiungibili più facilmente con il trasporto pubblico o in zone ove la densità urbana è maggiore. Questa associazione è ancora valida anche al netto di tutte le variabili socio economiche e di contesto.

 

[1] Lo Studio Longitudinale Torinese (SLT) è costituito da un sistema di archivi che, per la popolazione torinese, interconnette nel tempo informazioni anagrafiche, censuarie e sociosanitarie, attraverso procedure di record-linkage.

Lo studio

Lo studio è stato realizzato a Torino, sono stati utilizzati i dati demografici e socio-economici provenienti dallo Studio Longitudinale Torinese (SLT), l’archivio delle prescrizioni farmaceutiche (antidepressivi, almeno una prescrizione nel periodo di osservazione).  I residenti sono stati seguiti per tre anni: dal primo gennaio 2004 al 31 dicembre 2006. La città di Torino è stata suddivisa in 79 aree statistiche (con una media di 10.000 abitanti ciascuna). Dall’analisi sono state escluse le aree a bassa densità abitativa come le zone cimiteriali e i grandi parchi. E’ stata esclusa anche la zona collinare per la sua peculiarità che non permette il confronto con altre aree metropolitane.

Ad ogni area è stato attribuito un punteggio in relazione a variabili che riguardano l’assetto urbanistico:aree pedonali e verdi; densità urbana (rapporto tra il volume degli edifici e l’area da essi occupata); mix funzionale (ovvero l’uso principale dell’area: residenziale, commerciale, etc); accessibilità con il trasporto pubblico (media del tempo impiegato per raggiungere ognuna delle altre zone della città, dati Agenzia per la Mobilità Metropolitana – Torino); presenza di strutture per eventi culturali e sportivi. Sono state considerate anche alcune variabili di tipo sociale: disordine sociale; disordine fisico, violenza e vandalismo.

Conclusioni:

Lo studio ha il pregio di coinvolgere una popolazione molto vasta, di non basarsi su dati auto riferiti ma provenienti da fonti amministrative, di controllare per le variabili socio-economiche più importanti.

I risultati mostrano che la distribuzione delle prescrizioni di farmaci antidepressivi può dipendere, oltre che da fattori già noti, anche dalle caratteristiche urbane dell’area di residenza (accessibilità dei trasporti pubblici e la densità urbana) soprattutto per le donne e gli anziani.

Limiti: lo studio esamina solo le prescrizioni di antidepressivi da parte del Servizio Sanitario Nazionale; non sono comprese le prescrizioni effettuate da specialisti privati. Questo potrebbe aver sottostimato il consumo soprattutto da parte dei più avvantaggiati. Si fa ancora notare che la misura dell’uso di antidepressivi non permette di quantificare correttamente il fenomeno dell’ansia e della depressione.

Indicazioni per le politiche

Vi sono ancora molti meccanismi non noti che hanno un impatto sul benessere mentale delle persone che risiedono in una città come Torino.  Tuttavia, per aumentarne la resilienza soprattutto nelle fasce più fragili, si può migliorare l’accesso ai servizi attraverso il potenziamento dei sistemi di trasporto pubblico. Questa misura può essere compensativa soprattutto quando è difficile assicurare a tutti la prossimità ai servizi.  Occorre anche ricordare che la salute mentale e le disuguaglianze sociali interessano tutti i settori delle politiche come già noto da numerose ricerche precedenti.

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