Sbilanciamo le Città: come cambiare le
politiche locali
Il prossimo 5 giugno più di 1.300 Comuni italiani
saranno chiamati alle urne per il rinnovo delle amministrazioni locali. Tra
questi, grandi città come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste,
Ravenna, Cagliari, Rimini, Salerno.
L’interesse
e la posta in gioco per l’imminente appuntamento elettorale sono dunque molto
alti. Tuttavia, il voto cade in una fase economica e politica molto complicata
per i Comuni, ai quali, secondo i calcoli dell’Anci, è stato chiesto di
contribuire al risanamento della finanza pubblica con 17 miliardi di euro dal
2008 al 2015 (e oltre 12 dei 17 totali sono arrivati a partire dal 2010): un
contributo ben superiore rispetto a quello di altri livelli istituzionali,
amministrazioni centrali in testa.I continui tagli del Governo ai Comuni si sono
tradotti in un forte aumento delle imposte locali e, inevitabilmente, nella
diminuzione dell’offerta e della qualità dei servizi locali. Un recente studio
della Uil attesta che nel 2015 sono stati pagati dai contribuenti sette
miliardi di imposte locali in più rispetto al 2013, tra addizionali regionali
e comunali Irpef, Imu, Tasi, tariffa rifiuti. In particolare, per l’Imu/Tasi
per immobili diversi dalla prima casa l’esborso medio è stato di 937 euro, con
punte di 1.386 euro a Roma e 1.220 a Milano. Per la Tasi sulla prima casa la
spesa media è stata invece di 191 euro medi pro capite, con punte di 403 euro
a Torino e 391 a Roma.
E se è vero che per il 2016 la
Legge di Stabilità prevede l’eliminazione delle imposte sulla prima casa e il
blocco degli aumenti di tasse regionali e locali, occorre anche sottolineare
che da tale blocco sono esclusi gli aumenti della Tari e delle tariffe locali
di servizi fondamentali, come quelle di asili nido, mense scolastiche, rette di
ricovero. Al di là della retorica dei Governi che si sono succeduti negli
ultimi anni, la realtà è che la perversa combinazione tra politiche di
austerità stabilite in sede europea e piani di contenimento dei conti pubblici
nazionali ricade e produce i suoi effetti più pesanti proprio su Comuni e
amministrazioni locali, ovvero le istituzioni più prossime ai cittadini.
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