Il segreto
di una finanza etica
di Redazione
Sbilanciamoci
In 5 anni Banca Etica ha
scalato la classifica degli istituti di credito sia in termini di risultato di
gestione che in termini di “impieghi”, coniugando la dimensione “etica” con
quella finanziaria ed economica
In
termini di patrimonio, nel 2009 Banca Etica era in posizione 414 tra le banche
italiane. Cinque anni dopo, nel 2014, aveva “scalato” oltre 200 posizioni per
arrivare alla 213. Guardando al risultato di gestione si passa dalla posizione
487 alla 136; 351 posizioni in più nella classifica delle banche italiane in
soli 5 anni. Risultati simili per tutti gli indicatori: dai mezzi amministrati
alla raccolta diretta, al totale dell’attivo ad altri ancora.
Alcuni
sono particolarmente rivelatori: in termini di impieghi, ovvero di quanto
presta, in 5 anni Banca Etica è passata dalla posizione 308 alla 173. Merito
suo o demerito delle altre banche? Verrebbe da dire entrambi. Risultati ottimi
della gestione degli ultimi anni in Banca Etica, a cui fa da contraltare il
disastro di una parte rilevante del nostro sistema bancario. Oltre un secolo fa
Mark Twain scriveva che “un banchiere è un tizio che ti presta l’ombrello
quando c’è il sole, e lo vuole indietro appena inizia a piovere”. In termini
tecnici, si parla di comportamento pro-ciclico: le banche prestano troppo nei
momenti di boom economico, e troppo poco quando le cose vanno male. Un fenomeno
che amplifica tanto le bolle quanto le recessioni.
Fin
troppo facile riconoscere questo comportamento nelle banche italiane, che fino
allo scoppio della crisi hanno prestato spesso “allegramente”, soprattutto agli
amici degli amici e finanziando cattedrali nel deserto. Allo scoppio della
crisi ecco il cosiddetto credit crunch, si chiudono i cordoni della borsa
amplificando le difficoltà per imprese e famiglie. Difficoltà che si traducono
in maggiori sofferenze per le banche, che tendono quindi a prestare ancora di
meno, in una spirale che si auto-alimenta.
Questa
è una delle spiegazioni dell’attuale livello di sofferenze. In media per le
banche italiane siamo oltre il 10%. Un’enormità, tanto che da mesi si cerca una
soluzione, tra bad bank e dintorni. Banca etica presta a realtà spesso
considerate più rischiose o addirittura “non bancabili” dal sistema bancario
tradizionale. A prima vista sarebbe quindi un risultato ottimo se riuscisse ad
avere sofferenze in linea con le altre banche. Le sofferenze invece non sono
simili, e non sono nemmeno leggermente più basse. A fine 2015 erano al 2,7%,
circa quattro volte più basse del sistema bancario italiano. Le sofferenze
nette erano ben al di sotto dell’1%.
Chi ha
guidato la banca negli ultimi anni è riuscito a coniugare la dimensione “etica”
con quella finanziaria ed economica, tenendo un comportamento anticiclico che
ha permesso di aumentare i prestiti erogati a famiglie, imprese e realtà del
terzo settore, della cooperazione sociale e internazionale, sostenendo le forme
di “nuova economia”. Sabato a Padova l’assemblea di Banca Etica eleggerà il
nuovo Consiglio di Amministrazione, che dovrà proseguire sulla strada che è
stata tracciata fino a oggi, lavorando in continuità con i risultati di questi
anni e proseguendo con la capacità di innovare e leggere le trasformazioni
della società e dell’economia.
Il
segreto della finanza etica è probabilmente prima di tutto considerare la
finanza come uno strumento e non come un fine in se stesso. Una considerazione
non banale nel momento in cui gran parte degli operatori finanziari sembrano
inseguire soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. Se la finanza è uno
strumento, deve invece interrogarsi su quali siano gli obiettivi, ovvero quale
sistema sociale, ambientale, produttivo vogliamo costruire, e su come mettersi
al servizio e contribuire alla sua realizzazione. Per farlo occorre coniugare
le competenze economiche con la conoscenza della finanza etica, dei suoi
principi e dei suoi valori, della storia della Banca e del suo mondo di
riferimento. Un percorso unico che si sta rivelando nettamente migliore non
“solamente” dal punto di vista sociale e ambientale, ma prima ancora da quello
economico e finanziario.
Il grafico qui sotto è un
confronto tra il valore delle azioni di Banca Etica e quello dell’indice
italiano delle prime 20 banche quotate italiane
Fonte: Sbilanciamoci