Uso
compassionevole di terapie sperimentali: chi dovrebbe decidere?
Nonostante sia ormai giunto a
una risoluzione, il caso Stamina continua a far discutere, soprattutto perché
ha portato ancora una volta al centro del dibattito pubblico la questione su
come bilanciare le richieste dei pazienti per l'accesso anticipato ai farmaci
sperimentali con i requisiti per dimostrarne la sicurezza e l’efficacia. Un
articolo apparso recentemente su EMBO Molecular Medicine ripercorre a grandi
linee la vicenda: prima che l’uso compassionevole della terapia Stamina venisse
bloccato, più di 100 pazienti erano stati trattati, molti di essi dietro il
pagamento di migliaia di euro.
Nell’articolo l’autrice
afferma che, verosimilmente, la legge italiana non avrebbe dovuto
consentire l'uso compassionevole della terapia Stamina, ma la pressione
dell'opinione pubblica (e dei media)
è stata incontenibile e i giudici, di fatto, hanno consentito l'accesso alla
cura anche se praticamente priva di evidenze scientifiche. Di certo tutta la
vicenda è servita da lezione: le Istituzioni competenti per decidere in materia
di uso compassionevole dovrebbero essere le Agenzie regolatorie e le norme per l’autorizzazione
dovrebbero sicuramente includere criteri più specifici.
La grande richiesta per la
terapia Stamina, nonostante la mancanza di qualsiasi evidenza a supporto della
sua sicurezza ed efficacia, costituisce un chiaro esempio sia dell’appeal sia dei pericoli legati ad
affermazioni prive di fondamento fatte nel campo della medicina rigenerativa.
Al di là di questo, la vicenda Stamina rappresenta un altro capitolo di un
dibattito di vecchia data su come tenere in equilibrio il desiderio, da parte di
pazienti gravemente malati, di utilizzare medicinali sperimentali con i
requisiti legali che dimostrino la sicurezza e l'efficacia di questi farmaci.
Da un lato, è necessario per la salute pubblica che le leggi richiedano la
prova della sicurezza e dell’efficacia dei nuovi farmaci prima della loro
commercializzazione. Dall’altro lato, i pazienti gravemente malati potrebbero
non avere un tempo di attesa di mesi o anni, fino all’approvazione della
terapia. Questi aspetti opposti ma ugualmente importanti generano
necessariamente controversie sull’uso compassionevole …
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