Terapie avanzate: a che punto siamo in Europa?

La Commissione Europea ha recentemente presentato al Parlamento e al Consiglio d’Europa il Rapporto sull’applicazione del Regolamento sui medicinali per terapie avanzate (1394/2007) che, come previsto dal regolamento stesso (art. 25) e a seguito di una consultazione pubblica dedicata, fornisce un quadro sui medicinali per terapie avanzate autorizzati in Europa per misurare l’effettiva applicabilità dell’impianto normativo in vigore e proporre iniziative che facilitino sempre più l’accesso a tali prodotti.

Il Regolamento nasce con la finalità di assicurare i massimi livelli di sicurezza dei medicinali di terapia avanzata favorendone al contempo la libera produzione e circolazione all’interno dell’UE. E’ grazie ad esso che ha trovato disciplina l’autorizzazione all’immissione in commercio di questi nuovi farmaci e che è stato istituto il Comitato per le Terapie Avanzate in seno all’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) con il compito, appunto, di valutarne la qualità, la sicurezza e l’efficacia ai fini della loro commercializzazione a livello comunitario. Rientrano in questo nuovo settore della biomedicina i farmaci di terapia genica, di terapia cellulare somatica e di ingegneria tissutale.

Il Regolamento è stato introdotto a partire dal 30 dicembre 2008, pertanto il rapporto della Commissione prende in esame la sua applicazione tra il 1° gennaio 2009 e il primo semestre del 2013. Alcuni dati interessanti riguardano innanzi tutto i progressi della ricerca nell’ambito delle terapie avanzate: dal 2004 al 2010, ad esempio, sono stati più di 250 i progetti registrati in EudraCT, il registro europeo delle sperimentazioni cliniche. Il 70% degli sponsor di questi studi sono piccole imprese che operano nel no-profit; al contrario, non arriva al 2% il contributo offerto alla ricerca in tale settore da parte delle grandi industrie farmaceutiche. Questo dato non è certamente singolare, se si pensa che sviluppare un prodotto di terapia avanzata è una vera e propria sfida della ricerca, perché solo una minima parte delle molecole interessate allo sviluppo come potenziali farmaci di terapia avanzata ottiene poi un’autorizzazione al commercio. Si stima infatti che solo una molecola su quattro di quelle testate nei trial arrivi effettivamente alla commercializzazione e in genere dall’identificazione di una possibile sostanza attiva alla sua messa in commercio passano almeno dieci anni. Un lasso di tempo decisamente lungo che si accompagna ad un ritorno dell’investimento incerto.

Se quindi gli studi sono condotti da piccole e medie imprese queste stesse sono poi maggiormente interessate a ricevere delle consulenze scientifiche anticipate: al 30 giugno 2013 – si legge sempre nel rapporto – il 60% delle richieste di scientific advice inoltrate all’EMA proveniva da realtà industriali medio-piccole, mentre meno del 10% da grandi aziende e il 6% dal mondo accademico.

Il settore dei medicinali di terapia avanzata è relativamente giovane, sono solo 4 i farmaci che in questi ultimi anni hanno completato l’iter di approvazione da parte dell’EMA e della Commissione Europea sul totale delle 10 richieste di autorizzazione all’immissione in commercio pervenute. Tuttavia, l’attività del CAT e l’incremento continuo delle sperimentazioni cliniche testimoniano una significativa dinamicità nella ricerca nell’ambito delle terapie avanzate. Fra i quattro farmaci autorizzati vi è il Glybera, un prodotto di terapia genica per il trattamento dei pazienti con deficit ereditario di lipoprotein lipasi (una malattia rarissima che affligge 1 individuo su circa 1 milione di persone) per la cui approvazione il contributo della rappresentanza Italiana al CHMP è stato fondamentale.

Il rapporto sottolinea anche come sia necessario trovare un giusto equilibrio tra la necessità di mettere a disposizione in tempi brevi i nuovi medicinali di terapia avanzata, soprattutto in mancanza di altri trattamenti, e quella di verificarne e garantirne l’efficacia e la sicurezza. Ciò è di particolare rilevanza nel caso della cosiddetta esenzione ospedaliera (“hospital extemption”), disciplinata dal regolamento, che prevede la possibilità per gli Stati Membri di autorizzare l'uso di un medicinale di terapia avanzata personalizzato preparato su base non ripetitiva, in assenza di un’autorizzazione al commercio, a condizione che il prodotto venga utilizzato per il singolo paziente in un ospedale e sotto la responsabilità professionale di un medico. Se tale deroga infatti può facilitare la ricerca e lo sviluppo nelle terapie avanzate da organizzazioni non- profit (come le università e gli ospedali) e costituire uno strumento prezioso per ottenere informazioni prima di richiedere un'autorizzazione all'immissione in commercio, allo stesso tempo potrebbe scoraggiare la presentazione delle domande di autorizzazione all'immissione in commercio, perché quest’ultima richiede requisiti più severi in merito a dati da sottoporre alla valutazione e agli obblighi post–marketing difarmacovigilanza. Se quindi l'esenzione ospedaliera diventasse la via normale per commercializzare terapie avanzate, ci sarebbero dei rischi per la salute pubblica. In primo luogo perché gli studi clinici restano il principale strumento per ottenere informazioni attendibili circa l'efficacia e la sicurezza di un medicinale e soprattutto perché in tal modo la raccolta di dati sull'efficacia e la sicurezza dei trattamenti sarebbe gravemente compromessa, in quanto verrebbero rese disponibili informazioni solo su un piccolo numero di pazienti e queste non sarebbero trasmesse alle autorità regolatorie di un altro Stato membro in cui lo stesso tipo di prodotto può essere utilizzato anche dietro esenzione ospedaliera. Senza contare che il trattamento non sarebbe disponibile a tutti i pazienti Europei. La consultazione pubblica aperta ai commenti sul regolamento ha inoltre evidenziato come sia necessaria un’armonizzazione a livello europeo della hospital extemption in particolare in merito al concetto di trattamento “non ripetitivo” che prevede in alcuni Stati un numero fisso di pazienti in altri invece un’applicazione caso per caso.

Sulla base di quanto analizzato nel corso di questi primi cinque anni di applicazione del Regolamento, emergono alcune osservazioni per migliorare l’accesso ai medicinali di terapia avanzata e contemporaneamente continuare a garantire elevati standard di qualità e sicurezza a tutela della salute pubblica. Fra queste, considerare misure per evitare disparità nella classificazione di medicinali per terapie avanzate in Europa; snellire le procedure e rivedere i requisiti per l'autorizzazione all'immissione in commercio di medicinali per terapie avanzate, al fine di assicurare che siano applicabili e adattati alle specifiche caratteristiche della stessa, avendo particolare attenzione ai prodotti autologhi; creare un ambiente più favorevole alla ricerca no profit e in ambito accademico, promuovendo contatti anticipati con le autorità attraverso l'applicazione della riduzione delle tariffe per la consulenza scientifica.

Per approfondimenti:

Leggi il Rapporto della Commissione Europea

Cosa sono le terapie avanzate

Normativa in ambito di terapie avanzate

Fonte: AIFA 09/05/2014


 
 

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