Troppa medicina fa male?
Analisi diagnostiche, interventi chirurgici, visite
specialistiche, terapie farmacologiche, ricoveri: quando non sono necessari
possono fare più male che bene. E succede spesso, in tutto il mondo: il punto
della situazione in un articolo sul Lancet
Il progresso della medicina è probabilmente l’aspetto
migliore della nostra epoca rispetto al passato; ma non staremo esagerando? Può
essere che un ricorso eccessivo alla medicina possa causare più danni che
benefici? Nella commedia Knock
ovvero il trionfo della medicina, di Jules Romains, il protagonista
afferma che una persona sana è un malato che non sa di esserlo, per cui
dev’essere comunque sottoposto a una terapia: alla fine tutta la città è in
cura. Se l’intento di Romains era satirico, adesso, in modo più scientifico, un articolo sul Lancet si propone di quantificare
l’entità degli “abusi medici”, cioè dei servizi medici non necessari
somministrati nel mondo: analisi, visite specialistiche, ricoveri, terapie
farmacologiche.
Passando in rassegna la letteratura medica, gli
autori, guidati da Shannon Brownlee del Lown Institute del Massachusetts, hanno
concluso che il problema è sottovalutato: finora la maggior parte degli studi
si sono concentrati sull’abuso medico nei Paesi ad alto reddito, ma appare sempre
più chiaro che la diffusione è globale, dall’Australia al Brasile, dall’Iran
alla Spagna.
Gli abusi medici avvengono nei più diversi settori
della medicina. Uno dei casi più documentati è la prescrizione impropria di
antibiotici, in particolare per infezioni virali. Il dato è particolarmente
alto in Polonia, Svezia e Regno Unito, dove a metà dei pazienti vengono
somministrati antibiotici non necessari. In Colombia, d’altra parte, il
servizio sanitario nazionale rimborsa a tutti i malati oncologici il Bevacizumab,
anche non è efficace in tutti i tumori, dicono gli autori.
Negli Stati Uniti sono segnalati numerosi casi di test
diagnostici non necessari: per esempio lo screening per il cancro al collo
dell’utero nelle pazienti a bassissimo rischio, o la mammografia per donne con
una breve aspettativa di vita, che difficilmente potrebbero avere un beneficio
dalla diagnosi e dall’eventuale trattamento del tumore. In Corea invece
esagerano con lo screening a ultrasuoni per il tumore alla tiroide, che non ha
fatto registrare un calo della mortalità per questa causa.
Per quanto riguarda gli interventi chirurgici, quelli
non necessari sembrano diffusi soprattutto nei Paesi ad alto reddito: il
ricorso all’angioplastica coronarica è eccessivo negli Stati Uniti, in Germania,
in Italia, in Israele, in Spagna e in Corea. Più vasto il panorama dei ricoveri
inutili o controproducenti, segnalati in Francia, Germania, Portogallo e
Spagna, ma anche in Cina e in Egitto. Infine, in molti Paesi (in particolare
anglosassoni) troppo spesso si opta per terapie antitumorali aggressive ma
inutili in casi in cui la scelta delle cure palliative comporterebbe meno
stress per il paziente e la possibilità di morire più serenamente in casa
propria.
Le conseguenze dell’abuso medico possono essere anche
molto pesanti da due punti di vista: da un lato possono infliggere ai pazienti
danni alla salute, disagi psicologici e un onere economico spesso non
trascurabile; dall’altro, per i sistemi sanitari sono uno spreco di risorse che
potrebbero essere investite in modo molto più utile. Insomma, è ormai un
problema per la sanità globale. Gli autori del Lancet non citano la commedia di Romains, ma
in compenso riportano sarcasticamente una frase di Tolstoj: «Nonostante i
dottori l’avessero curato, gli avessero estratto il sangue e gli avessero dato
da inghiottire delle medicine, ciò nonostante guarì lo stesso».