Tumori:
in Europa si sopravvive di più alle neoplasie ematologiche, ma non in tutti i
Paesi allo stesso modo.
Gli ultimi dati EUROCARE
I
risultati dello studio EUROCARE 5 pubblicati recentemente su Lancet
oncology(http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045%2814%2970...)
dimostrano che la sopravvivenza ai tumori ematologici è aumentata in Europa tra
il 1997 e il 2008. Ma al contempo rivelano alcune diseguaglianze geografiche,
con i Paesi dell’Eruropa orientale a fare da fanalini di coda.
Bandosi
sui dati provenienti da 30 Registri tumori di 20 Paesi europei, lo studio ha
confrontato la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di oltre 560mila pazienti
adulti con tumore ematologico diagnosticato tra il 1997 e il 2008, seguiti fino
alla fine del 2008.
Gli
aumenti più significativi riguardano i linfomi di tipo diffuso (+13%) e
follicolare (+14%), la leucemia mieloide cronica (+22%) e quella promielocitica
acuta (+12%).
Sono
i Paesi dell’Europa centrale e del Nord a far registrare i maggiori progressi
nel periodo esaminato. Nel Sud Europa, già a buoni livelli negli anni
precedenti, i tassi di miglioramento della sopravvivenza sono più contenuti.
Situazione opposta in Europa orientale, dove, malgrado il differenziale
assoluto sia il più alto, i tassi di sopravvivenza per la maggior parte delle
neoplasie restano costantemente più bassi che nel resto del Continente.
Il
miglioramento della sopravvivenza nei vari Paesi, sottolineano gli autori, va
di pari passo con la disponibilità di nuovi farmaci a bersaglio molecolare
(rituximab e imatinib) in commercio dai primi anni Duemila. Ciò spiegherebbe,
almeno in parte, il divario con i Paesi dell’Est Europa, dove la registrazione
di questi farmaci è avvenuta più tardivamente. Anche se non si possono
escludere altri fattori: diagnosi tardiva, sottostima dei sintomi soprattutto
nei pazienti anziani, presenza di altre patologie concomitanti.
Fonte: AIRTUM