Tumori e
politiche sanitarie alla luce della monografia “Cancer Burden in Italian
Regions”
Silvia Rossi e Roberta De Angelis - reparto
di Epidemiologia dei tumori, Cnesps-Iss
- Sono i tumori del colon-retto, della
mammella e della prostata i più frequenti nella popolazione italiana. Quelli
della cute (sia negli uomini che nelle donne) e del polmone (nelle sole donne)
sono in costante aumento mentre si registra una riduzione per il tumore del
polmone negli uomini, per lo stomaco in entrambi i sessi e per la cervice
uterina nelle donne. A riferirlo è la rivista Tumori che, nel numero monografico “Cancer Burden in Italian Regions” (Volume 99,
fascicolo 3 – 2013), pubblica le stime sui tumori più diffusi nella popolazione
italiana dal 1970 al 2015.
Questo studio, frutto della collaborazione
di Istituto superiore di sanità, Istituto tumori di Milano e Associazione
italiana dei registri tumori (Airtum), descrive incidenza, mortalità e
prevalenza per tumore nelle 20 Regioni del Paese e rappresenta un riferimento
fondamentale per tutti coloro che devono prendere decisioni di salute pubblica.
Le indicazioni fornite a supporto dei policy
maker riguardano
principalmente la prevenzione primaria e secondaria, e pongono l’attenzione
sulla necessità di una migliore definizione delle priorità sanitarie rispetto
alle risorse economiche disponibili.
Figura 1: Stime di incidenza in Italia per sede tumorale nel
periodo 1970-2015 negli uomini a) e nelle donne b). Tassi standardizzati
(popolazione standard Europea) per 100,000 anni-persona.
Prevenzione primaria, parola d’ordine “stili di vita”
Il tumore del polmone e il cancro colorettale rappresentano
due validi esempi in cui la prevenzione primaria rappresenta un momento
cruciale e dunque due ambiti in cui la sanità pubblica deve poter intervenire
con campagne di prevenzione mirate.
Infatti, anche se gli andamenti di incidenza e
mortalità del tumore
al polmone negli
uomini sono in forte riduzione già dagli anni Novanta, secondo i risultati
dello studio nella popolazione femminile questi indicatori sono in continua
crescita (dal 1970 al 2015), con un incremento annuo del 2% per l’incidenza e
dell’1% per la mortalità. Nel 2012 sono state stimate più di 10 mila nuove
diagnosi di cancro polmonare femminile, valore destinato ad aumentare nei
prossimi anni. Queste tendenze non sono altro che il riflesso della riduzione
della prevalenza di fumatori tra gli uomini e del corrispondente incremento tra
le donne. Il tumore del polmone purtroppo ha una bassissima prognosi per cui
l’unico modo per contrastare questa malattia è la prevenzione primaria
promuovendo la cessazione dell’abitudine al fumo e la non iniziazione. è
necessario quindi, tra le varie azioni di prevenzione, rafforzare quelle contro
i rischi del fumo e diversificare le strategie comunicative rendendole più
mirate alla popolazione femminile, in particolare tra le ragazze e nelle
Regioni dove l’incremento è più marcato.
Sul versante della prevenzione primaria va posta,
inoltre, maggiore attenzione alla promozione di stili di vita salutari e al
contrasto del fenomeno dell’obesità, tra i fattori di rischio per molte
malattie tumorali e in particolare per il tumore
del colon-retto. Il cancro colorettale infatti rappresenta il
tumore più frequente nella popolazione italiana, con più di 54 mila nuove
diagnosi nel 2012 (oltre 31 mila negli uomini e oltre 23 mila nelle donne). Il
rischio di ammalarsi è stimato in crescita, con una tendenza alla
stabilizzazione, per gli uomini e in lieve riduzione tra le donne dall’inizio
del millennio.
Queste tendenze inoltre non sono omogenee sul
territorio italiano, infatti tra gli uomini l’incidenza ha iniziato a
stabilizzarsi nelle Regioni settentrionali e centrali dal 2004 mentre nel
Meridione, pur presentando valori più bassi, continua il suo trend di crescita. Nelle donne invece la
stabilizzazione del rischio di ammalarsi è comune a tutte le aree italiane ma
con livelli minori al Sud. Tuttavia il divario esistente tra Meridione, come
area a minor rischio rispetto al resto del Paese si sta riducendo nel corso del
tempo. Lo svantaggio del Sud Italia emerge anche analizzando le tendenze della
mortalità: mentre nel 1970 il rischio di morire per i residenti (uomini e
donne) delle Regioni meridionali era circa la metà rispetto alle aree del
Centro-Nord, nel 2015 il rischio di morte è stimato essere equivalente tra le
diverse aree geografiche. Questi andamenti sono parzialmente spiegati dalla
diversa distribuzione sul territorio di alcuni fattori di rischio, maggiormente
presenti al Sud rispetto al Nord del Paese. Nel meridione infatti si registrano
da ormai 20 anni livelli di eccesso ponderale e di sedentarietà superiori alla
media nazionale in entrambi i sessi, elevata prevalenza di fumatori tra gli
uomini e consumi molto bassi di frutta e verdura. Quindi per ridurre il rischio
di ammalarsi e per diminuire anche le disuguaglianze geografiche è importante
promuovere in modo più incisivo l’adozione di corretti stili di vita.
Prevenzione
secondaria: l’importanza della diagnosi precoce
I risultati dello studio pubblicato nella monografia di Tumori evidenziano che il tumore della mammella è ancora il tumore più frequentemente
diagnosticato nelle donne, e continuerà ad esserlo nell’immediato futuro. Nel
2012 sono stati stimati in Italia più di 50 mila nuovi casi di cancro mammario
e la tendenza del rischio di ammalarsi risulta in costante crescita dal 1970 al
2015 (dalla metà degli anni Novanta l’incremento è tuttavia minore rispetto al
passato). Per la mortalità invece si osserva un incremento o stabilità fino al
1989-1990 e una continua riduzione negli anni successivi. Ciò nonostante il
tumore della mammella rappresenta ancora la prima causa di morte tumorale tra
le donne (più di 10 mila decessi nel 2012).
Lo studio evidenzia inoltre che ci sono ancora delle
forti differenze geografiche, tutte a svantaggio del Meridione. Le differenze
nell’incidenza sono parzialmente influenzate dalla diversa diffusione dello
screening mammografico sul territorio, maggiore al Nord e minore al Sud, che
provoca un aumento del numero di nuovi casi diagnosticati, dovuto
all’identificazione di tumori maligni in fase preclinica. I risultati mostrano
che nelle aree del Centro-Nord, dove lo screening mammografico è attivo da più
tempo e ha raggiunto una buona copertura di popolazione, la mortalità per
tumore della mammella si riduce in modo più deciso rispetto al Sud, dove
l’implementazione degli screening è partita più tardi e dove ancora oggi la
copertura non è ottimale. La sopravvivenza del tumore della mammella infatti è
fortemente modificabile dalla diagnosi precoce, principalmente dall’attivazione
e dalla corretta pratica degli screening nonché dalla qualità complessiva dei
percorsi diagnostico-terapeutici. Pertanto per ridurre le diseguaglianze
geografiche ancora esistenti sul territorio risulta prioritario aumentare la
copertura degli screening organizzati e migliorare lacompliance ai protocolli terapeutici ottimali.
Il tumore
della prostata è
invece il tumore più diffuso nella popolazione maschile con oltre 42 mila nuovi
casi diagnosticati nel 2012. Gli andamenti del rischio di ammalarsi risultano
in rapido aumento tra la metà degli anni Ottanta e l’inizio del 2000, cui segue
una stabilizzazione e lieve diminuzione. Queste tendenze sono simili in tutte
le aree italiane ma il Meridione presenta livelli molto più bassi rispetto al
resto del Paese (incidenza standardizzata nel 2012: 63 vs 90 per 100.000/anno).
Gli elevati valori stimati per questo tumore risentono sicuramente
dell’attività di diagnosi precoce basata sul test per la ricerca dell’antigene
prostatico (Psa). La maggiore diffusione di questa pratica clinica consente di
individuare forme clinicamente silenti e non aggressive producendo un’elevata
quota di sovra diagnosi. Infatti a un elevato aumento dell’incidenza non corrisponde
una crescita della mortalità che anzi risulta in riduzione.
Priorità
sanitarie: il carico sanitario dei tumori
Uno dei risultati più importanti dello studio è aver
evidenziato l’aumento della prevalenza dei tumori, cioè del numero di persone
che hanno avuto in passato una diagnosi di tumore e che sono in vita a una
certa data. Nel 2012 si stima che più di 600 mila donne abbiano avuto nel corso
della propria vita una diagnosi di tumore al seno, oltre 320 mila uomini una
diagnosi di cancro prostatico e più di 360 mila persone un tumore colorettale.
Le tendenze stimate in Italia risultano in rapido aumento per la maggior parte
dei tumori e questo incremento riflette l’evoluzione, nel corso del tempo, di
tre fattori: incidenza, sopravvivenza e quota di popolazione anziana.
L’invecchiamento demografico e l’allungamento
dell’aspettativa di vita, particolarmente accentuati in Italia, hanno
contribuito a incrementare la prevalenza, perché i tumori si manifestano
prevalentemente in età anziana. Il costante miglioramento della sopravvivenza,
riscontrato per gran parte delle patologie tumorali negli ultimi decenni,
aumentando le probabilità di cura e di guarigione, ha sicuramente contribuito a
incrementare il numero di casi prevalenti. L’incremento della prevalenza è
stato poi particolarmente accentuato per i tumori con incidenza in aumento
(mammella, prostata e colon-retto), in parte anche per effetto della diffusione
di screening e tecniche di diagnosi precoce.
La prevalenza rappresenta uno degli indicatori più
importanti in termini di salute pubblica poiché fornisce indicazioni sul reale
carico sanitario della malattia. Infatti essa include sia persone diagnosticate
di recente, che sono in fase di trattamento o di monitoraggio, sia persone
diagnosticate da molti anni, che possono considerarsi guarite dalla malattia.
La prevalenza quindi è costituita da gruppi di popolazione con diverse esigenze
assistenziali, quindi l’aumento della prevalenza significa accresciuti bisogni
assistenziali per una popolazione per la maggior parte anziana e con patologie
concomitanti. Tutto ciò pone problemi di sostenibilità dei costi
dell’assistenza se non si interviene su appropriatezza ed efficienza del
percorso assistenziale.
Conclusioni
è fondamentale rivedere e ridefinire le priorità in termini di
salute pubblica considerando che lo sviluppo di politiche sanitarie focalizzate
sulla prevenzione primaria e secondaria rappresenta la via principale per
ridurre il complessivo impatto del cancro. In particolare per la riduzione del
cancro del colon-retto e della mammella l’obiettivo principale rimane una
maggiore diffusione dei programmi di screening organizzati e una maggiore
aderenza ai protocolli terapeutici. Risulta inoltre indispensabile garantire
parità di accesso alle cure per ridurre al minimo le differenze di
sopravvivenza. Altre misure, volte a rendere più efficiente la cura dei
pazienti, comprendono la centralizzazione dei trattamenti in centri accreditati
con maggior volume di interventi, la costituzione di prostate o breast
unit, la definizione e l’implementazione di linee guida basate
sull’evidenza.
Tuttavia se da un lato, appare necessario sviluppare
misure di prevenzione più efficaci per la popolazione, dall’altro è necessario
mantenere una sorveglianza continua degli indicatori epidemiologici per la
patologia oncologica al fine di valutare l’impatto delle attività di controllo
del cancro e dei progressi terapeutici e di impostare politiche di sanità
pubblica in un contesto di risorse limitate.
Risorse utili
FONTE Epicentro 24
ottobre 2013