World
Health Statistics 2016: aumenta l’aspettativa di vita ma forti
diseguaglianze sia nazionali che tra Stati
La
nuova edizione del rapporto “World Health Statistics”, realizzato ogni anno
dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), descrive lo stato di salute
della popolazione di 194 Paesi. Dai dati emerge che, nonostante a livello
globale si sia osservato un notevole aumento dell’aspettativa di vita a partire
dal 2000, nel mondo persiste la presenza di forti diseguaglianze sia nazionali
che tra Stati.
Aspettativa di vita
Tra
il 2000 e il 2015 l’aspettativa di vita a livello mondiale è aumentata di 5 anni.
Il dato migliore è stato registrato nella Regione africana dell’Oms (+9,4
anni), come conseguenza dell’aumento della sopravvivenza infantile, dei
progressi fatti nel controllo della malaria e del migliore accesso ai farmaci
antiretrovirali per il trattamento dell’infezione da virus Hiv.
Il
rapporto rivela che l’aspettativa di vita per i bambini nati nel 2015 è di 71,4
anni (73,8 per le femmine e 69,1 per i maschi), tuttavia i dati presentati nel
documento mostrano che il divario tra Paesi ad alto e basso reddito rimane
notevole. Infatti, l’aspettativa di vita per i bambini nati in 29 Paesi ad alto
reddito raggiunge gli 80 anni (con il picco per le donne giapponesi di 86,8
anni), mentre per quelli nati in 22 Paesi dell’Africa Sub-Sahariana
l’aspettativa è inferiore a 60 anni, con il picco negativo, per entrambi i
sessi, in Sierra Leone (50,8 anni per le donne e 49,3 anni per gli
uomini).
Un
dato a parte è quello sull’aspettativa di vita in buona salute che rappresenta
una misura del numero di anni in buona salute per un bambino nato nel 2015:
63,1 anni (64,6 per le femmine e 61,5 per i maschi).
Obiettivi di sviluppo
sostenibile
L’edizione
2016 dell’Health Statistics raccoglie anche informazioni utili per il
monitoraggio degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development
Goals - Sdg) legati alla salute. In particolare, il report sottolinea la
necessità di colmare alcune lacune nella raccolta dati necessarie per poter
monitorare i progressi nazionali in modo affidabile (ad esempio: il rapporto stima
che il 53% dei decessi nel mondo non venga registrato, nonostante numerosi
Paesi – tra cui Brasile, Cina, Iran, Sud Africa e Turchia – abbiano fatto molti
passi avanti in quest’area).
Inoltre,
il rapporto evidenzia gli ultimi dati disponibili sui temi legati agli Sdg,
illustrando la portata del lavoro ancora da fare. Infatti, ogni anno:
·
oltre 300 mila donne muoiono a causa di complicazioni legate alla
gravidanza e al parto
·
quasi 6 milioni di bambini muoiono prima dei 6 anni di età
·
si registrano 2 milioni di nuovi casi di infezione da Hiv, 9,6
milioni di nuovi casi di Tubercolosi e 214 milioni di casi di malaria
·
1,7 miliardi di persone necessitano di trattamenti per malattie
tropicali trascurate
·
oltre 10 milioni di persone muoiono prima dei 70 anni a causa di
malattie cardiovascolari e tumori
·
si verificano 800 mila suicidi
·
oltre un milione di persone muore a causa di incidenti stradali
·
4,3 milioni di persone muoiono per patologie correlate
all’inquinamento dovuto a sostanze combustibili utilizzate in cucina
·
3 milioni di persone muoiono come conseguenza dell’inquinamento
atmosferico
·
475 mila persone vengono uccise (di cui l’80% sono uomini).
·
Il rapporto ricorda che queste sfide non possono essere vinte
senza affrontare i fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo di
situazioni patologiche:
·
oltre un miliardo di persone fuma prodotti del tabacco
·
156 milioni di bambini sotto i 5 anni sono rachitici e 42 milioni
sono in sovrappeso
·
1,8 miliardi di persone bevono acqua contaminata e 946 persone non
hanno servizi igienici
·
3,1 miliardi di persone utilizzano sostanze inquinanti per
cucinare.
Fonte: Epicentro